MONTEPESCALI – Il vescovo Rodolfo Cetoloni ha benedetto questa mattina, durante la Messa festiva delle 11, il nuovo organo della chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo a Montepescali, donato alla parrocchia da Clemente Fiorilli in memoria della figlia Elisabetta, dirigente della Cisl di Grosseto deceduta nel 2010 a 51 anni. L’organo è un Roland elettronico a pedaliera, modello classico, due manuali e 182 voci, una timbrica tipica dell’organo liturgico, un registratore e un sistema di memorizzazione, il cui valore si aggira intorno ai 10mila euro. Oggi, durante la Messa domenicale, il nuovo strumento è stato non solo benedetto dal vescovo, ma anche subito inaugurato per animare con il canto e la musica la liturgia, grazie al coro di voci femminili di cui la parrocchia di Montepescali può fregiarsi.
Nell’omelia monsignor Cetoloni ha voluto ringraziare Clemente Fiorilli “non solo – ha detto – per il dono in sé, ma anche perché questo suo gesto ci aiuta a capire che anche dal dolore e dalla prova può continuamente nascere nuovo bene da condividere con gli altri”.
La musica all’interno della liturgia non ha un significato ornamentale; è invece parte integrante di essa e aiuta a recuperare il senso della preghiera, della contemplazione, della bellezza, educa all’armonia. Lo ha ricordato anche il parroco, don Giorgio Nencini, nel suo saluto iniziale: “L’organo è uno strumento che sostiene il canto, ma è soprattutto uno strumento che ci aiuta a dar lode a Dio. Una buona liturgia sostiene la preghiera fatta insieme, ma soprattutto sostiene il nostro quotidiano”.
Il vescovo da parte sua ha voluto ringraziare tutta la comunità di Montepescali “per la cura che mettete nella liturgia e nel conservare bene le nostre chiese”. Poi, commentando il Vangelo di Matteo della ottava domenica del tempo ordinario, che invita ogni uomo a non preoccuparsi, il vescovo ha esortato a ricordarsi sempre che “dentro i problemi della vita, le sue fatiche, le sue preoccupazioni c’è una certezza: Dio non si dimentica di me, di te. Mai! Dio ha un amore molto più grande verso ciascuno di noi di quello che noi stessi possiamo misurare. E’ questo amore la nostra linfa vitale: diamoci coraggio, allora, perché se le nostre radici sono nella fede, non ci sarà inverno che non ci riapra di nuovo alla primavera”.