di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Il clima alla ex Mabro è sempre più rovente. L’ultima assemblea che si è svolta in fabbrica nel tardo pomeriggio conferma le indiscrezioni della vigilia: non ci sono buone notizie per i lavoratori. Sono i segretari provinciali Furio Santini per Filctem Cgil, Fabio Della Spora per Femca Cisl e Rinaldo Carlicchi per Uiltec Uil a darne direttamente notizia e senza tanti giri di parole: la cassa integrazione scadrà il 6 febbraio e non potrà essere rinnovata. Cresce lo sconforto tra i dipendenti dell’azienda di via Senese nell’apprendere una notizia che comunque era nell’aria. I sindacalisti, dopo il confronto di ieri con il commissario Giampiero Russotto, illustrano il percorso da seguire a partire dal 7 febbraio, quando diventerà attiva la mobilità. Unica via di uscita per i dipendenti, comunque dolorosa per evitare di essere fuori dall’azienda, è quella di fare richiesta di aspettativa non retribuita. Secondo i segretari provinciali del sindacato è l’unica strada da percorrere per rimanere attaccati all’azienda, ma soprattutto è l’unico percorso utile che porta all’ingresso della Prodi-bis che ancora non è stata attivata, in attesa anche di sviluppi sul fronte del bando di cessione che verrà pubblicato il 18 gennaio. Dieci giorni dopo, Russotto tirerà le somme e analizzerà gli esiti, ma prima che nuove realtà e scenari differenti (ammesso che si verifichino), si affaccino alla ex Mabro, passerà del tempo e, inevitabilmente, saranno giorni senza soldi per i lavoratori.
Nel clima infuocato dell’assemblea, c’è però anche chi si ribella, in tal senso la presa di posizione delle Rsu di sponda Cgil e piuttosto decisa: «In aspettativa senza soldi, o in mobilità fuori dall’azienda, non è una scelta, è un ricatto – affermano arrabbiate per voce di Nadia Perino -. I sindacati devono tutelare i lavoratori, se questi sono i risultati andremo direttamente noi dal giudice. Deve esserci una soluzione che non ricada totalmente sulle spalle dei lavoratori. Questa proposta è fuori da ogni contesto, la rifiutiamo categoricamente».