di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Con l’arrivo del commissario Giampiero Russotto la Mabro ha di fatto chiuso i battenti e interrotto la produzione. Si cerca un venditore in tempi rapidissimi, senza fare altri debiti e senza riaccendere i macchinari in fabbrica. In estrema sintesi è questo il concetto espresso dal commissario. Parole che non sono piaciute alla Rsu di sponda Cgil che, già dopo il primo incontro di mercoledì scorso, aveva manifestato perplessità. Incertezze e delusioni che restano di estrema attualità anche dopo il nuovo faccia a faccia che le rappresentanze sindacali hanno avuto con lo stesso Russotto.«Abbiamo cercato di far cambiare idea al commissario che però è apparso irremovibile sulla sua decisione – spiega Nadia Perino -. La fabbrica ha necessità di essere attiva per diversi motivi. Il primo è quello che riguarda l’appetibilità del futuro acquirente, il secondo è legato al lavoro che in ogni caso ci sarebbe, con diversi ordini in attesa, infine c’è l’aspetto inerente ai macchinari. In fabbrica ci sono macchine vecchie che richiedono molta manutenzione, ma sono in grado di confezionare un ottimo prodotto, tra i più ricercati. Chiaro – prosegue Perino – che devono essere rimesse in funzione, se stanno ferme è la fine, non ripartiranno più».
Emerge dunque un problema di continuità produttiva: «Russotto è certamente persona seria, uno che sa fare bene il suo lavoro – osserva Nadia Perino -, ma non ci pare altrettanto competente sulla parte che riguarda il funzionamento della fabbrica». Tra l’altro il commissario ha richiesto e ottenuto dal giudice altri 30 giorni per completare la relazione sullo stato dell’azienda per la quale era previsto un mese di tempo. Di fatto i giorni diventano 60 e c’è il timore, da parte delle Rsu, che si perda ulteriore tempo, con la fabbrica ferma e i dipendenti a casa. «La nostra idea è quella di mettere in piedi una mini-catena produttiva con meno dispersione e con una quantità ridotta di capi da confezionare – dichiara la portavoce della Rsu -, in modo da lavorare a rotazione, un po’ per uno e far riprendere l’attività». Non sarà quindi un Natale sereno per le dipendenti della Mabro, perché nuove battaglie si intravedono all’orizzonte: «Andremo comunque avanti – conclude Nadia Perino -, abbiamo richiesto la Prodi bis lottando, ma non accettiamo che si porti avanti in questi termini, ovvero stando fermi. La sensazione è che ci sia la chiara intenzione di chiudere tutto. Non vogliamo rimetterci noi e pagare al posto di chi ha sbagliato».