Gavorrano – In attesa dell’8 settembre giorno della prima udienza in tribunale per il caso della presunta ineleggibilità di Massimo Borghi, a parlare è Elisabetta Iacomelli (nella foto insieme al segretario comunale del Psi Rossano Galletti), vice sindaco di Gavorrano e avvocato, la persona che politicamente potrebbe guidare l’amministrazione e “sostituire” il primo cittadino nel caso in cui il sindaco decadesse e si dovesse tornare alle elezioni. E’ questo un punto che è stato messo in evidenza più volte dalla coalizione di centrosinistra: in caso di un giudizio negativo in tribunale non ci sarebbe per Gavorrano un commissariamento, ma si andrebbe verso le urne (prima data utile) “traghettati” dal vicesindaco e dal resto della giunta. Niente choc commissario dunque per Gavorrano. Ma l’ipotesi della “caduta” di Borghi sembra essere soltanto una delle possibilità e non la certezza per il centrosinistra gavorranese e per Elisabetta Iacomelli che, come legale, ha voluto dire la sua in questa vicenda che tiene in scacco la politica di Gavorrano.
«Il ricorso della Prefettura – ha spiegato la Iacomelli di fronte ai giornalisti – non è un atto obbligatorio, ma una scelta libera e facoltativa del Prefetto, che contrasta forse con la constatazione che nessun cittadino gavorranese, nemmeno tra quelli che hanno votato altri candidati, abbia sentito la necessità di ricorrere sull’eleggibilità del sindaco Borghi. In questi casi, trattandosi di ricorso amministrativo e non penale, la volontà popolare dovrebbe sempre avere la precedenza su quella burocratica e per questo la speranza è che ci sia da parte dei giudici la richiesta di atti supplementari che possano contribuire a risolvere la questione in modo positivo per Massimo Borghi».
La vicenda di Borghi e della presentazione dell’aspettativa non avrebbe precedenti in giurisprudenza e potrebbe quindi creare un precedente. «A tal proposito – prosegue la Iacomelli – va ricordato che lo stesso iter per la presentazione delle liste elettorali e della richiesta di aspettativa era stato seguito nelle Amministrative del 2009 quando la suddetta richiesta fu presentata solo dopo l’elezione, senza che si scatenassero le polemiche attuali. E’ proprio su questo aspetto che il collegio di difesa sta preparando il contro-ricorso, basandosi su profili di anticostituzionalità che la norma presenta, mettendo su piani diversi i dipendenti pubblici dai liberi professionisti. Il primo infatti deve rinunciare ad almeno un mese di indennità lavorativa per la durata della campagna elettorale, mentre il secondo può tranquillamente esercitare la sua attività, che molto spesso, essendo a contatto con i cittadini, inficia sulla loro volontà di voto molto più di un dipendente pubblico inquadrato come 5° livello».
Iacomelli ha anche evidenziato come la campagna elettorale del centrosinistra gavorranese per Borghi Sindaco sia stata condotta regolarmente, in quanto il vero reato ci sarebbe stato nel dire alle persone di non votare, impedendo a tutti i candidati consiglieri, una ovvia ambizione di essere eletti, anche tra i banchi di minoranza.
Ma quanto sarà lunga questa vicenda nelle aule dei tribunali, quanto ci vorrà per una sentenza definitiva? «Previsioni sui tempi di definizione di questa vicenda non si possono fare, in quanto molte sono le variabili che potrebbero essere prese in considerazione. Ma i cittadini gavorranesi possono stare tranquilli – ha concluso la Iacomelli -, almeno per i prossimi mesi, che l’Amministrazione può svolgere il proprio lavoro senza intoppi burocratici di sorta».