di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Un documento presentato già da qualche mese che però torna di attualità come tentativo buono per sperare in un futuro migliore. Le Rsu della Cgil lo hanno introdotto in un incontro pubblico, con lo scopo di capire se l’idea può funzionare, accettando anche critiche o magari condivisioni più approfondite. la crisi della ex Mabro, passa anche da incontri come questo, in cui i dipendenti sentono la necessità di non essere abbandonati dalle istituzioni, almeno quelle locali. Così le istituzioni hanno risposto presente, con gli interventi del presidente della Provincia Leonardo Marras, del sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi e degli assessori Gianfranco Chelini e Emanuel Cerciello, ma di soluzioni immediate, al di là del documento prodotto, non se ne vedono, almeno in attesa del 4 novembre, quando scadrà la proroga del concordato in bianco concessa all’azienda. «Crediamo che ci sia ancora un futuro per noi – hanno detto le Rsu -, lo dimostra il fatto che la crisi nel nostro settore non si è fatta sentire, anzi, il manifatturiero di lusso ha incrementato i guadagni, come testimoniato dal fatturato delle grandi firme per le quali abbiamo sempre lavorato. C’è ancora possibilità di sviluppo per la nostra realtà, basta che ci siano dei buoni amministratori a livello imprenditoriale e non persone incapaci come adesso».
Per il sindaco Emilio Bonifazi il documento che porta come soluzione alla richiesta della Prodi bis è condivisibile, «ma manca un piano industriale per dare seguito all’azione. Non spetta certo ai dipendenti tirarne fuori uno, però serve un passaggio da fare con un imprenditore capace o un commissario». «Altro aspetto assente, invece, che auspico venga risolto quanto prima – ha aggiunto Bonifazi – è quello relativo all’unità di intenti tra le operaie, perché un’azienda divisa non ha futuro». Sulla stessa lunghezza d’onda Marras: «Apprezzo il valore del documento e l’impegno, ma alla frase manca il soggetto, ovvero chi fa cosa? In pratica qui il lavoro ci sarebbe, ma manca il capitale».
Così, alla fine, la notizia vera e propria l’ha involontariamente tirata fuori Furio Santini, segretario dalla Filctem Cgil, chiamato in causa da alcune lamentale delle operaie, in quanto il documento prodotto non è stato condiviso dalla Cgil: «Corretta la prima parte per arrivare alla Prodi bis, ma poi si possono mettere in campo anche idee diverse, in sintesi è un buon documento, ma manca lo sviluppo – ha chiarito il sindacalista -. Per questo la prossima settimana faremo degli incontri per provare a capire quali iniziative di filiera possano subentrare nel progetto. C’è interesse fuori regione per questo possibile sviluppo». Situazione dai contorni piuttosto indefiniti, forse l’ennesimo tentativo di dare un futuro ad un’azienda agonizzante, ma comunque una strada che non può essere scartata a prescindere.
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