di Daniele Reali
GROSSETO – Ci sono episodi che più di altri colpiscono la sensibilità delle persone e lasciano un segno netto nell’opinione pubblica. Un tratto che diventa difficile cancellare. Questo è quello che sta succedendo in questi giorni a Grosseto dopo l’aggressione in pieno centro in un’ora in cui la città è ancora frequentata. Una rissa proprio in piazza Dante, il salotto buono della città, dove tutti si dovrebbero sentire al sicuro per tutta la notte, ma sopratutto alle 22,30 quando anche le famiglie si ritrovano per fare “due passi” magari dopo aver mangiato una pizza.
E allora sale la preoccupazione della gente e cresce anche la rabbia così come crescono nel tempo i sentimenti di intolleranza. È questo il rischio che corre una città di provincia come Grosseto, ritenuta forse con troppo ottimismo fino a poco tempo fa un’isola felice, che ormai non lo è più. «Grosseto non è più sicura» dice un cittadino su Facebook e “postando” proprio l’articolo di cronaca de IlGiunco.net apre un lungo dibattito. Un discussione che però va in un’unica direzione: la paura e la rabbia di sentirsi minacciati.
«Il problema è serio – scrive un grossetano – non essere più liberi di passare una serata in centro o di stare tranquilli nella propria abitazione». Un altro gli fa eco e paragona la situazione di Grosseto a quella di grandi città. «Io sono nato a Torino e posso assicurare che si vive molto meglio che qua a Grosseto». «Queste cose – dice un altro cittadino – a Grosseto non succedevano una volta, oggi invece sta diventando un posto pericoloso».
La situazione è questa con decine di persone che si lamentano e che sono rimaste colpite da quella rissa: un allarme sociale che è preoccupante sopratutto perché in un momento di difficoltà come questo inasprisce i rapporti anche quelli di integrazione e il rischio è quello di una difficile convivenza. Grosseto è una città che è cambiata e che sta ancora cambiando, ma il problema è capire come deve cambiare. Certo che quell’episodio non è un bel biglietto da visita per la “città di domani”. E la gente non può che dire: «Adesso basta».