GROSSETO – Non si placa la polemica a distanza nel botta e risposta tra l’onorevole Luca Sani, deputato del Pd e Paolo Menichetti presidente di Rama E-Life, in merito alla vicenda legata alle società partecipate e agli investimenti sui bus elettrici. «Non mi stupisco dello stupore di Menichetti. D’altronde deve difendere la sua posizione – osserva Sani -. Semmai viene da chiedersi se è opportuno che un tecnico si presti a entrare nel dibattito politico, anche se è vero che viviamo tempi in cui la confusione tra i ruoli è tanta, e ci sta che qualcuno si perda. Tuttavia, prestarsi a intervenire per derubricare un tema politico a contesa interna al Pd, denota una superficialità che poco si addice a chi vuol fare il manager d’impresa, tanto più se garantito dai soldi del contribuente».
«Torno sul mio intervento che pone due problemi politici: la corrispondenza della mission delle società partecipate dagli Enti locali all’interesse esclusivo delle loro comunità; la trasparenza dei criteri di definizione delle indennità e di quelli per la scelta degli amministratori. Per il resto, sappiamo bene che in Italia manca da anni una politica industriale sul trasporto pubblico. Il Pd lo denuncia da tempo; ma non è questo il tema. Più semplicemente, mi limito a chiedere perché una società riconducibile agli Enti locali debba occuparsi di importare tecnologia dalla Cina, per rivendere autobus elettrici in Europa. Quale sarebbe il vantaggio pubblico per i cittadini del nostro territorio? Su questo, con tutto il rispetto, è chiaro che il Dr. Menichetti non può essere il mio interlocutore».
«Peraltro, sempre il Dr. Menichetti ha giustamente definito quella di Rama E-Life una iniziativa imprendtoriale. In un confronto che fosse di carattere politico farei rilevare il fatto che la sinistra riformista da tempo ha superato l’idea dell’impegno diretto del pubblico nell’impresa, ma con il Dr. Menichetti non può essere questo il terreno di discussione – prosegue Sani -. Perciò, più semplicemente, dico che il sistema degli Enti locali non deve svolgere impropriamente attività imprenditoriali, ma erogare esclusivamente servizi ai cittadini. Anche perché, per loro natura, le attività imprenditoriali comportano rischi e non raramente, quando il pubblico si è avventurato in certe esperienze, ciò ha condotto alla spiacevole condizione di socializzare solo le perdite perché gli Enti locali non hanno avuto la possibilità di esercitare un controllo efficace».
«In definitiva, un conto e occuparsi di trasporto pubblico locale, un altro di acquistare e rivendere autobus. Ciò pone, appunto, il tema della missione e della governance delle società a partecipazione pubblica – puntualizza Sani -. Che si tratti di Fiora Spa e delle sue partecipate, di Rama o di altre società, dovrebbe essere chiaro che questo tipo di soggetti esistono per gestire i servizi pubblici locali, non per svolgere surrettiziamente attività di mercato o per garantire ruoli e prebende ad alcuni. Magari spacciando tutto questo per una rivoluzionaria novità, che però può portare a esiti disastrosi nei bilanci dei soci pubblici e al conflitto con il mondo dell’impresa».