a cura di Giulia Carri
LONDRA – Cristiano Marchettini mi dà appuntamento una sera su Skype, lui nel suo moderno appartamento di Londra, io in una classica casa vittoriana di Brighton. È estate in Inghilterra, ma dalle nostre finestre si intravede la pioggia e si sente tirare il vento.
Raccontami la tua storia, prima di tutto di dove sei?
“Sono di Grosseto, ho studiato lì fino al liceo, ho poi fatto l’università a Firenze, dove ho trovato subito lavoro e sono rimasto per circa 15 anni.”
Di cosa ti occupi?
“Faccio lo stesso lavoro che facevo in Italia, sono un consulente IT, tecnologie informatiche. Avevo un buon lavoro a Firenze, ma più di un anno fa ho cominciato a sentire l’esigenza di muovermi, volevo cambiare aria, sperimentarmi in qualcosa di nuovo. Ero stanco soprattutto della gestione del lavoro in Italia, non era un problema di persona o della singola azienda, era un problema di sistema. Diciamo che ho sempre corteggiato l’idea di fare un’esperienza lavorativa all’estero, per motivi di lavoro e personali ho sempre posticipato, poi quando ho potuto ho cominciato a cercare lavoro per potermi trasferire.”
È stato difficile?
“Non molto. Ho cominciato a cercare a settembre e a Dicembre avevo un contratto a Londra, ma si sa, in campo scientifico e tecnologico è più semplice perché la mia figura è molto specializzata. E poi non sono partito all’avventura, ho lasciato il mio lavoro italiano dopo la firma per quello inglese, altrimenti non lo avrei mai fatto, non sono il tipo.”
Come hai cercato lavoro?
“Ho chiesto consiglio ad amici e colleghi che da anni lavorano all’estero e mi sono iscritto a dei siti specifici per la ricerca del lavoro. Ho valutato poi le varie proposte affini alle mie competenze e alla fine ho trovato in Inghilterra. Sinceramente però non volevo venire qua.”
Dove volevi andare?
“In Irlanda, che da sempre è la mia grande passione, e l’Olanda non mi dispiaceva. Ma anche l’Irlanda sta affrontando una grossa crisi economica, trovare lavoro è più difficile, per questo sono arrivato a Londra. Sei mesi fa.”
Parlavi bene inglese?
“Tecnicamente si, perché ho sempre lavorato in contesti internazionali, ma una lingua si impara vivendola tutti i giorni, quindi sono work in progress!”
Ti piace lavorare a Londra?
“Si molto, mi piace la mentalità del lavoro. Paradossalmente, per quanto si produca tanto, qua vivo molto meno stress. Lavorare è una cosa seria, rispettata. Lavori le tue ore e lo fai al massimo, da professionista, e lo fanno tutti, qualunque lavoro svolgano. Mentre si lavora si pensa a lavorare, non ci sono perdite di tempo, questo permette a tutti di lavorare bene e vivere poi meglio il tempo libero. L’altra cosa che mi piace molto è la mentalità cosmopolita di Londra che da subito mi ha fatto sentire integrato. Questa città ti dà la possibilità di trovare una tua dimensione, conosci molte persone, con chi ti piace stringi dei rapporti, ma tutti rispettano la tua privacy, per me è un’ottima via di mezzo.”
E il clima?
“Ma… non essendo un amante dei 40° all’ombra direi che mi piace anche quello!”
Il tuo rapporto con la Maremma come è?
“Io sono, mi sento e rimarrò Grossetano ovunque vada. Anche quando lavoravo a Firenze tornavo spesso, da qua torno meno ma le mie radici sono vive. Ho la mia famiglia ed i miei amici lì e grazie alle tecnologie riesco a mantenere vivi i contatti.”
Le persone che incontri conoscono la Maremma?
“La Maremma la conoscono in pochi. Le persone che ci sono state però dicono che è meravigliosa, conoscono il Parco dell’Uccellina o l’Argentario per esempio.”
Torneresti in Maremma a parità di condizioni lavorative?
“Se le condizioni fossero le stesse davvero tornerei. Comunque la qualità della vita da noi è altissima, ottimo cibo ed ottimo clima, da lì vengo e lì sono cresciuto e per quanto stia bene a Londra, mi mancano. So che però questa parità di condizioni non esiste.”
Da maremmano all’estero, in cosa il nostro territorio dovrebbe migliorare per crescere?
“Per quanto siano tutti contrari, io credo che il fatto che manchi qualunque tipo di infrastruttura non faccia che penalizzarci. Senza infrastrutture non vedo possibile uno sviluppo economico di un certo livello. Non abbiamo strade decenti né per andare a nord né a sud.. nessuno vuole distruggere la meraviglia del nostro paesaggio naturale, ma una rete di infrastrutture fatte con criterio, manca. Anche valorizzare al massimo le nostre eccellenze enogastronomiche e turistiche rendendole più fruibili, agevolando chi desidera mettersi in proprio ad esempio, darebbe tanto lavoro a tutti. Abbiamo un tesoro tra le mani e uscendo dalla Maremma me ne rendo ancora più conto, ma è come se non riuscissimo ad utilizzarlo nel modo migliore possibile.”