di Barbara Farnetani
GROSSETO – Del nonno non aveva preso solo il nome Raffaele, ma anche l’inclinazione al crimine. E infatti dopo Don Raffele senior, è finito dentro anche il nipote, con a carico “gravi indizi di colpevolezza” per due rapine avvenute tra novembre e dicembre.
Le indagini sul giovane, 27 anni, di origine campana ma da tempo in Maremma con la famiglia, erano partite dal fatto che l’uomo era stato visto nei luoghi in cui erano state messe a segno due rapine, con orari compatibili con i due crimini. Dopo una serie di accertamenti gli uomini della Squadra mobile della questura hanno fermato il ragazzo in auto. Sulla vettura è stato rinvenuto un coltello a serramanico, una mazza da baseball, guanti e un giubbotto bomber. Durante la perquisizione domiciliare, invece, i poliziotti hanno sequestrato alcune targhe rubate, due repliche di pistole, una beretta e una glock, manette, calze da donna per travisare il volto, mazzi di chiavi e alcuni proiettili.
E proprio i mazzi di chiavi sono stati la chiave di volta per inchiodare il rapinatore alle proprie responsabilità. Tra i molti mazzi sequestrati c’erano anche quelli rubati in due distinti atti criminosi: il primo risalente al novembre scorso, quanto una negoziante era stata rapinata della borsetta mentre chiudeva il suo negozio, in via Tito Speri, l’altra, invece era stata malmenata e rapinata sotto casa a dicembre; anche in quel caso le portarono via la borsa con l’incasso della giornata. Le chiavi sono state riconosciute dalle proprietarie e persino provate nelle serrature. Tanti poi i telefoni cellulari ritrovati in casa del rapinatore, oltre a 4,5 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento.
Al momento del sequestro il giovane è stato denunciato. Ma il blitz della polizia lo ha indotto a cambiare immediatamente domicilio. Quando si è avuta la certezza che le chiavi sequestrate appartenevano alle due donne rapinate, per lui è scattato il fermo per rapina con gravissimi indizi di colpevolezza, anche perché sussisteva il pericolo di fuga. Il giovane è finito dunque in carcere, come già prima di lui il nonno di 74 anni, quel Don Raffaè arrestato a dicembre scorso, di professione usuraio, perché prestava denaro con tassi del 140%.