di Barbara Farnetani
GROSSETO – Tre attacchi in una sola notte. Sono disperati gli allevatori maremmani dopo l’ultima notte di raid da parte di lupi o cani inselvatichiti. E sono indignate le associazioni di categoria «Quello che mi sono trovato di fronte è stato uno spettacolo raccapricciante – afferma Enrico Rabazzi presidente Cia – c’era sangue ovunque, tre pecore e due agnellini sbranati, altri 7-8 animali dispersi, due pecore e un agnello in fin di vita. In due mesi l’azienda Zambernardi, dell’ottava zona, ha perso una 70ina di capi: 49 finirono in un burrone, braccate dai predatori. Ci siamo rotti le scatole. È come se uno comprasse un’auto e al parcheggio trova un giorno un faro rotto, un altro un rigo sullo sportello… se trovi chi lo ha fatto poi è normale reagire. Gli animali per queste aziende sono il lavoro e il pane. È gente che oltre alla crisi deve subire continue perdite a causa dei predatori e come se non bastasse devono fronteggiare gli attacchi degli ambientalisti fondamentalisti (perché i veri ambientalisti sono gli allevatori) che li trattano da assassini»
«Queste sono famiglie strangolate dalla crisi, i terreni su cui pascolano gli animali sono tutti sassi, non ci crescerebbe nulla, questa mattina erano in piedi dalle 4.30 e avevano ancora da mungere 400 pecore. L’attacco – prosegue Rabazzi – è avvenuto vicino casa. Questi animali non hanno paura di nulla. Il veterinario della Asl giunto per il sopralluogo ci ha detto che doveva farne altri due di sopralluoghi, tutti in zona: dunque in una sola notte ci sono stati ben tre attacchi. A questo punto questi animali vanno catturati e uccisi, questi sono predatori e noi dobbiamo difenderci. Non si può pensare di mantenerli togliendo soldi ai bambini, alla sanità, al sociale. Bisogna portare rispetto a chi lavora o la gente sarà costretta a farsi giustizia da sola. Vorrei che a indignarsi non fossero solo i pastori e le associazioni di categoria, ma i politici e l’intera cittadinanza»
Rabazzi ricorda poi come l’Unione europea preveda normative contro quegli allevatori che maltrattano gli animali «ma in questi casi chi tutela il benessere degli animali? A chi importa? Che cosa dobbiamo fare? Andare a Bruxelles? Incatenarci? Le nostre pecore devono diventare come i dinosauri e poi estinguersi?»
Oltre al danno la beffa: gli allevatori non solo hanno perso il valore della pecora e quello della produzione di latte e agnelli «ma devono anche pagare di tasca propria l’incenerimento degli animali. Ed oggi la giornata di quegli allevatori passerà così ad occuparsi dello smaltimento delle carcasse». Parlando degli animalisti Rabazzi conclude «ciascuno deve fare ciò che ritiene più opportuno e vivere come crede, ma non si po’ togliere agli altri la libertà di fare altrettanto, se vogliono mangiare le verdure facciano pure, ma io ho i canini, mangio la carne, e voglio essere rispettato da chi mangia solo verdure».