di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Prima venivano per lo più stranieri, da quando la crisi si è intensificata stanno venendo anche molti italiani» Clementina Orlandini, titolare assieme al marito David del negozio di usato per bambini Baby Bazar, è sicura: in tempo di crisi le abitudini dei grossetani stanno cambiando. Come quasi tutti i negozi di usato, anche questo si basa sul conto vendita: la gente va e porta le cose che non usa più, abbigliamento, seggioloni, lettini… al momento della vendita il negoziante trattiene una percentuale sul prezzo. «In realtà, a vendere sono sempre venuti tutti, anche gli italiani, ma solo una parte di loro acquista anche, di solito si tratta di una clientela di fascia medio alta, anche culturalmente. E poi tanti stranieri. Ma con la crisi si stanno avvicinando sempre più grossetani di ogni tipo di target». Ad attirare i clienti il risparmio, che oscilla tra il 40 e il 50%, su articoli in ottimo stato di conservazione, spesso di marca o firmati e soprattutto sempre di stagione «dopo tre mesi l’invenduto va in beneficenza all’associazione senese “Semi di speranza” (semidisperanza.blogspot.it/). Si possono trovare anche oggetti nuovi, magari rimanenze di magazzino di negozi in chiusura, sempre a prezzi scontati, e una linea di giocattoli in legno, atossici, realizzati da un artigiano locale» Insomma, usato si, ma di altissima qualità, perché la parola d’ordine è “rispetto per il cliente”. E in questa ottica è stato anche allestito uno spazio riservato, chiamato Poppa e pannolino, dove una mamma può fermarsi a cambiare il proprio bambino e allattarlo. «Comincia a venire anche qualche padre – le fa eco il marito – spesso sono loro che hanno comprato passeggini e carrozzine, magari pagandoli cifre importanti, e hanno paura che la moglie li svenda per pochi euro». E come spesso capita uno degli alleati è internet, visto che sempre più spesso i siti divengono una vetrina per mettere in mostra quanto si ha in negozio. Per info: grosseto.babybazar.it/ pagine facebook: www.facebook.com/BabyBazarGrosseto www.facebook.com/pages/Lalbero-di-Jesse/
«Da me vengono più uomini che donne, spesso si tratta di addetti ai lavori, gente che fa mercatini per lavoro o per hobby» Roberta Fregoli, titolare del negozio dell’usato Déjà Vu ha trasformato in lavoro quella che era una passione. «La mia clientela è estremamente eterogenea – prosegue – ci sono ragazzi giovani ma anche casalinghe, gente che viene a vendere ma anche chi cerca l’oggetto che magari ricorda il passato, i bicchieri come quelli che aveva la nonna, l’armadio per arredare la casa di campagna. La crisi porta a risparmiare, ma la cosa che piace di più è l’oggetto che abbia una storia, qualcosa da raccontare». Certo la crisi c’è «La gente viene, si informa per sapere se è stato venduto qualcosa, è un piacere vedere le loro facce quando sanno che gli oggetti in conto vendita sono stati acquistati. In fondo questi sono soldi ritrovati – afferma Roberta Fregoli -, magari fatti con qualcosa che stava in cantina, che non usavamo più, e a cui non davamo neppure grande valore». La cernita su cosa scegliere non è facile «In genere prendo quello che mi piace, per i mobili e gli oggetti più grossi, invece, mi baso su quello che cerca la gente, per questo ho anche una bacheca, qualche tempo fa si richiedevano i divani, ora si cercano armadi». Tra le chicche esposte, una vespa d’epoca, alcuni vecchi ventilatori della Marelli e dischi anni ’60. Per info: www.dejavugrosseto.it mail info@dejavugrosseto.it
«La crisi c’è e si fa sentire – afferma Giovanna, titolare di Portobello, storico negozio dell’usato cittadino – lo si vede in tante cose, da quelli che vengono a chiedere se hanno venduto qualcosa prima della data stabilita per riscuotere, a chi vende la collezione costruita in tanti anni, ma anche noi siamo vittime della crisi, negli ultimi tempi abbiamo avuto una flessione fortissima nelle vendite, che a differenza dal passato sembra duratura. Da noi vengono persone di tutti i livelli sociali, prendiamo praticamente tutto, dalle minuterie sino all’intera camera». E infatti a Portobello c’è veramente di tutto, dal busto del Duce ad una bacheca dell’Unità, passando per giocattoli, bicchieri, armadi e intere cucin;, un vero e proprio mercatino delle pulci, dove l’occhio esperto può trovare la chicca a lungo cercata, purché si armi di molta pazienza. Per info: portobellogr.it/Portobello/
Se la crisi morde, non tutto il male viene per nuocere: forse imparare il gusto del riuso, e abbandonare il consumismo sfrenato che ci ha travolto in questi anni, quando, come drogati, sembrava impossibile rinunciare ai saldi o alle scarpe alla moda, non è poi così sbagliato. Certo, sarebbe meglio se fosse una scelta di vita piuttosto che una necessità dettata dalle ristrettezze economiche, ma si spera che, una volta superato questo periodo economico così buio, un po’ di queste buone abitudini restino in ciascuno di noi.