SATURNIA – Continua la strage di ovini a Pian di Palma, nell’allevamento di Saturnia. Questa volta a cadere nelle fauci dei lupi sono stati undici agnelli, sgozzati come le pecore nell’attacco notturno di lunedì. In totale dunque nell’azienda di Paolo Ciacci sono già 22 i capi perduti, che si sommano ai 106 dell’alluvione e di un altro attacco predatorio. A nulla, anche per ieri notte, sono valse le misure di difesa, perché i predatori hanno abilmente superato le recinzioni e compiuto indisturbati, a pochi passi dall’azienda, l’ennesimo massacro. Forte la presa di posizione di Confagricoltura Grosseto che parla per nome del presidente Antonfrancesco Vivarelli Colonna, visibilmente contrariato dalla mancanza di una normativa che tuteli le produzioni del settore ovicaprino.
“Il vero problema nel nostro Paese – attacca Vivarelli – è che anche le istituzioni locali hanno le mani legate da una classe politica che non si vuole assumere le responsabilità che le competono per non contrariare una parte dell’elettorato, filo eco-animalista. Di questo passo l’allevamento ovicaprino rischia l’estinzione. Non può diventare solo il “pascolo” dei predatori. Questo è un settore economico vero e proprio che chiede protezione e pretende rispetto. Quando un allevamento chiude si perdono posti di lavoro, si dissipa valore economico e si disperde un formidabile patrimonio per la tutela e la difesa dell’ambiente.” Secondo Vivarelli servono subito leggi nazionali che tutelino dagli attacchi dei predatori, lupi o canidi perché le misure adottate fino ad oggi, nonostante gli sforzi delle istituzioni locali, si sono dichiaratamente dimostrati vani.
“Servono interventi risolutivi seri come ha fatto per esempio la ambientalissima Francia. I senatori transalpini – spiega Vivarelli – nel febbraio scorso hanno votato in prima lettura e trasversalmente una proposta di legge con un solo articolo che rafforza la difesa dei pastori contro i lupi. E’ stabilita la creazione di aree a protezione rinforzata contro i lupi, aree di esclusione del lupo, e il prefetto potrà decidere abbattimenti indipendentemente da quelli programmati a livello nazionale, norma che ha trovato consenso anche tra gli ecologisti e i parchi, concordi nel controllo del lupo. Non si capisce perché ai pastori italiani (forse perché politicamente, economicamente e socialmente più deboli) non sia concesso quel tiro di deterrenza e di difesa concesso ai loro colleghi francesi. Perché non facciamo la stessa cosa in Italia? Perché, come indica la norma francese, non si creano delle aree dove la protezione contro il lupo diventa rigorosa e dove i prefetti possono stabilire di abbattere un certo numero di lupi in relazione alla pressione e ai danni effettivamente registrati del tutto indipendentemente dal prelievo pianificato a livello nazionale?”.