GROSSETO – Con il via libera che il consiglio dei ministri si appresta a dare in materia di Tares, si riaffaccia il rischio di un nuovo aumento della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese, con il conseguente aggravio degli oneri amministrativi a loro carico.
«Il decreto – scrive Renzo Alesandri, direttore della Cna di Grosseto – in via di approvazione infatti, mentre rinvia al 2014 l’entrata in vigore della Tares e conferma per l’anno in corso i tributi previgenti (Tarsu e Tia a seconda dei casi), sembra disporre un ulteriore consistente incremento – da 0,30 a 0,40 euro per ogni metro quadrato – destinato alla copertura dei costi (cosiddetti) indivisibili sostenuti dai Comuni: illuminazione, polizia municipale, manutenzione stradale etc.; costi che a nostro giudizio dovrebbero trovare copertura nelle altre pesanti imposte già versate a vario titolo: in particolare Imu e addizionali Irpef».
«Un’azienda con laboratorio di 2 mila metri quadrati, a parità di non servizio – come abbiamo detto più volte il 90% dei rifiuti prodotto non va a cassonetto ma viene smaltito, onerosamente, tramite i soggetti autorizzati – rischia di subire, rispetto all’anno precedente, aumenti che vanno dai 600 agli 800 euro».
«Per rendere più chiaro il concetto (e per non far torto a nessuno) prendiamo ad esempio Cna: la sede di via Birmania misura 1.250 metri, nel 2012 la bolletta della Tarsu è stata pari a 4.290 euro, l’aumento ipotizzato – se non interverrà un barlume di ragionevolezza – sarà nell’ordine di ulteriori 400, 500 euro».
«A fronte di un non servizio, quindi, una struttura imprenditoriale delle dimensioni di Cna dovrà sborsare una somma che sfiora i 5 mila euro. Le imprese, come abbiamo ripetuto fino alla noia, sono sottoposte ad una pressione fiscale insostenibile e ad adempimenti burocratici soffocanti».
«Nonostante ciò, all’annunciato aumento della Tarsu, potrebbe aggiungersi un ulteriore “ritocco” della aliquote Imu: gli immobili in Cat. D infatti (alberghi, palestre, scuole e capannoni industriali), oltre a vedere azzerati sconti e agevolazioni, rischiano di subire un’addizionale dello 0,3% a favore dei comuni».
«La “tentazione” rischia di essere forte: la necessità di esplorare i confini (sconosciuti) dell’autosufficienza tributaria potrebbe indurre molti amministratori (una volta venuta meno la rete protettiva dei trasferimenti statali), a “mettere in sicurezza” i loro conti sottostimando il gettito tributario; con il conseguente aumento della pressione fiscale locale e senza una parallela riduzione di quella centrale».
«Inutile dire che a nostro giudizio, nella situazione data, dovrebbe essere invece evitato ogni e qualsiasi aumento del prelievo: locale o erariale che sia»