GROSSETO – Un miraggio, così Paola Caporossi, Loretta Fazzi, Aldo Vigilucci di “NonMiArrendo” definiscono le manovre del Pd locale per giungere ad un rinnovamento politico. «Il dibattito che si è aperto nel Pd locale è sicuramente un fatto positivo, perché per la prima volta i suoi dirigenti riconoscono pubblicamente che l’emorragia di voti, evidente già alle amministrative del 2011, non si è arrestata, ma, anzi, approfondita – affermano in una nota -. Stupisce, però, che a lanciare l’allarme siano quanti, in questi anni, non hanno voluto ammettere i problemi né ascoltare le voci fuori dal coro. Nessuno si è assunto la responsabilità in prima persona, ad esempio facendo un passo indietro: finché si continuerà a non pagare per le scelte sbagliate, sarà difficile che la politica possa cambiare. Ancora una volta il cambiamento viene gestito tra fazioni, e non dal basso, tra la gente».
«Ma un partito non sarà mai nuovo se non sono nuovi i metodi che usa – proseguono Caporossi, Fazzi e Vigilucci -: finché saranno in pochi, e sempre i soliti, a decidere al chiuso di una stanza, il rinnovamento resterà un miraggio. La carta delle facce nuove è già stata sprecata e stavolta non servirà sostituire qualche nome negli organismi per diventare credibili. Né potrà più funzionare parlare di idee, rimaste sempre sulla carta. Si tratta, piuttosto, di ripartire dall’etica pubblica e dal rispetto delle regole: arrivati a questo punto, a tanti dirigenti locali non servirà riciclarsi dietro la bandiera di questo o quel leader nazionale, secondo la moda del momento: la vera battaglia è qui. E’ vero, le battaglie vanno fatte anche da dentro, ma quale è il limite oltre il quale la pazienza comincia a diventare complicità? Per questo, tra chi scrive queste righe ci sono persone che, a più livelli, si sono dimesse da incarichi di partito proprio per rimarcare la distanza da un certo modo di fare politica. E lo hanno fatto in tempi non sospetti, prima dei risultati elettorali, e non dopo, senza fare rumore. In tanti abbiamo preferito tornare alla cosiddetta società civile, perché anche da lì si può fare un buon lavoro per la politica, in attesa che tutti i partiti tornino all’altezza del loro ruolo costituzionale. Speriamo che sia presto».
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