GROSSETO – «L’affissione dei mega-manifesti della pubblicità “Chi mangi oggi?”, a Grosseto e in altre città italiane come Torino e Pordenone, ha sortito l’effetto desiderato, ossia far riflettere e discutere le persone. Il nostro intento come ideatori di questa campagna era esattamente questo.» A quasi due giorni dall’affissione del manifesto in cui si vede un bambolotto sotto vuoto, come un bambino fatto a pezzi e impacchettato pronto per essere mangiato, l’Associazione Campagne per gli animali e l’Associazione di Idee onlus, che ha pagato il cartellone, intervengono sul dibattito che il manifesto ha scatenato in città. «Riteniamo interessante dal punto di vista antropologico evidenziare che la fotografia di un bambolotto rappresentante le fattezze di un bambino umano, smembrato e impacchettato, suscita generalmente indignazione e disgusto, mentre le continue e quotidiane pubblicità raffiguranti i corpi degli animali non umani smembrati e impacchettati in varie modalità non provocano lo stesso disgusto, anzi al contrario paiono universalmente accettate.»
«La cultura della nostra società antropocentrica – proseguono gli appartenenti all’associazione – ci abitua alla visione di violenze e crudeltà nei confronti di esseri senzienti che vengono schiavizzati, torturati e uccisi con il benestare del comune sentire, solo perché non appartenenti alla nostra specie. Ecco quindi che se al posto di un agnello smembrato e incellofanato ci si ritrova un feticcio raffigurante un bambino, allora scoppia lo scandalo: le nostre coscienze sono obbligate a fare i conti con il nostro operato, con la nostra crudeltà, la nostra indifferenza, pertanto reagiamo indignandoci.»
«Per una pecora un agnello è il suo bimbo – si legge ancora nella nota -, tanto quanto lo è un bambino umano per sua madre, e ciò a prescindere dalla specie animale di appartenenza e dal valore che noi le diamo. L’affetto materno e il sentimento che lo genera non conoscono confini di specie. Ciò però viene del tutto negato in nome della superiorità della specie umana, che si arroga il diritto di disporre a proprio piacere di ogni essere senziente e del pianeta. La nostra è una lotta di liberazione che ha come nemico l’antropocentrismo e lo specismo, la discriminazione e il pregiudizio che alimentano una filosofia di vita e un sistema sociale che a loro volta generano altro pregiudizio. Non siamo una setta, un partito, o degli squilibrati, siamo semplicemente delle persone che considerano razionalmente il rapporto umano-non umano da una nuova prospettiva che non è quella antropocentrica dominante. Si può vivere su questo pianeta impattando il meno possibile sugli altri: la nostra stessa esistenza ne è la dimostrazione pratica. In quanto animali onnivori noi abbiamo la fortuna di poter scegliere ciò che intendiamo mangiare.»
«Vorremmo specificare – continua l’associazione d’idee – che non esiste un movimento vegano, o una setta vegana, esistono solo persone e reti di persone e gruppi che seguono una filosofia di vita assolutamente laica e distante da motivazioni mistiche e religiose, e fondata su principi di solidarietà, giustizia, empatia ed egualitarismo. La pratica vegana è seguita da numerose persone (e le statistiche demografiche attestano che in Italia sono in crescita) per diverse ragioni: noi siamo vegani etici e consideriamo il veganismo una filosofia di vita necessaria alla visione antispecista che propagandiamo. Le ragioni salutistiche non ci riguardano, e comunque Donald Watson, che nel 1944 fondò in Inghilterra la Vegan Society e coniò il termine “vegan”, è morto nel 2005 alla considerevole età di 95 anni.»
Campagne per gli animali
www.campagneperglianimali.org
Associazione D’Idee Onlus
associazionedideeonlus.wordpress.com/