di Barbara Farnetani
GROSSETO – Il tribunale ha stabilito il diritto delle associazioni di consumatori ad ottenere un risarcimento del danno morale per comportamenti lesivi dei diritti dei consumatori. La sentenza, emessa nell’ambito del processo alla società Stella che gestiva alcuni supermercati Sma in città, costituisce una sorta di spartiacque, visto che non era mai accaduto prima a Grosseto che venissero risarcite, anche se con una cifra simbolica di mille euro ciascuna, le associazioni che tutelano i diritti dei consumatori (nella foto a destra: Roberto Vannetti, Marco Festelli, Elisabetta Luzzetti). Il riconoscimento è avvenuto nell’ambito del secondo procedimento, quello che vede coinvolti alcuni dipendenti del supermercato.
Dopo una prima sentenza a cui si era giunti con rito abbreviato, e che ha visto coinvolti i tre titolari della società Stella srl costretti a pagare una multa di 1.200 euro, a processo con rito ordinario sono andati alcuni dipendenti per il reato di frode in commercio. «Dalle indagini sono emersi episodi agghiaccianti» ha affermato Marco Festelli che continua: «Uno dei diritti fondamentali per i cittadini è la salute, e la frode in commercio intacca questo diritto dei consumatori» «Alcuni prodotti erano venduti in luogo di altri – prosegue l’avvocato Roberto Vannetti che rappresentava il Movimento difesa del cittadino – magari si vendeva un salame o un prosciutto come fosse di un’altra marca, o, peggio ancora, si riconfezionavano prodotti prossimi alla scadenza o già scaduti senza indicare la data di scadenza» la frode però era anche nei confronti dei fornitori, come hanno testimoniato i rappresentanti di alcune aziende fornitrici. Praticamente quel che avveniva nella gestione Stella era questo: si prendeva il prodotto di marca, magari già scaduto, e lo si ricofezionava con il logo del supermercato, vendendo dunque un prodotto non più idoneo al consumo, poi si riconsegnava la scatola vuota ai fornitori, parlando di prodotto scaduto o danneggiato, così da ottenere il rimborso del presunto invenduto. Due le condanne in primo grado, mentre per gli altri tre dipendenti il giudice ha disposto l’assoluzione.
Considerando la difficoltà per i consumatori di poter dimostrare di essere stati danneggiati a scendere in campo a tutela della collettività sono state proprio le associazioni dei consumatori «a cui è stato riconosciuto il danno morale – sottolinea l’avvocato Elisabetta Luzzetti, che rappresenta Confconsumatori – e questo è importante perché fa capire che queste prassi alimentari scorrette vanno ad intaccare anche la fiducia dei cittadini» Quindi non solo il Tribunale «ha ammesso la costituzione in giudizio, ma ha anche condannato gli imputati, ritenuti colpevoli, al risarcimento dei danni in favore delle associazioni in quanto le condotte ascritte andavano e vanno a ledere gli interessi e i diritti di quella comunità di cittadini (ovvero i consumatori) che le associazioni hanno il compito statutario di difendere e tutelare, anche secondo il codice del consumo»