GROSSETO – Secondo il professor Andrea Borgia, geologo e vulcanologo alla University of California at Berkeley, le falde acquifere del Monte Amiata sono a rischio inquinamento per l’attività geotermica. A Grosseto per partecipare all’incontro promosso dal Movimento 5 Stelle proprio sulla “salute” dell’acqua in Maremma, Borgia spiega che «lo sfruttamento dei campi geotermici per la produzione di energia elettrica ha portato all’abbassamento della falda acquifera e anche alla riduzione della qualità per i gas geotermici che vanno ad inquinare l’acquifero» (nella foto un momento dell’incontro pubblico).
Una situazione che sempre secondo il professor Borgia ha causato effetti anche sul territorio e sulle persone. «Secondo uno sudio dell’Agenzia Regionale per la salute negli ultmi 30 anni ci sono stati circa 700 morti in più dei morti dei paesi limitrofi a quelli geotemrici che in questo caso sono Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Castel del Piano e Arcidosso: circa 2 morti in più al mese».
Dati che hanno portato di recente il Forum Ambistalista di Grosseto a presentare un esposto alla procura della Repubblica.
«Analizzando i dati dal 2000 al 2006 – dice Roberto Barocci del Forum Ambientalista – si scopre che la mortalità nei territori sede di impianti geotermici fa segnare un 13% in più rispetto alla media regionale della Toscana». Secondo la regione questi dati potrebbero essere dovuti ai diversi stili di vita che vengono tenuti in quei territori.
Durante l’incontro è stato affrontato anche l’argomento Strillaie e in particolare quello che riguarda il pozzo a servizio degli impianti. «A mio avviso – dice il professor Andrea Borgia – il pozzo in profondità per l’impianto Cdr tende a richiamare verso il basso gli inquinanti e tende ad inquinare gli acquiferi più profondi. In questo caso bisogna fermare subito il pompaggio dal pozzo profondo e rimodulare il sistema di messa in sicurezza per essere certi di catturare meno inquinanti possibili».
Sulla questione della geotermia, secondo Andrea Borgia, la soluzione sarebbe quella di «chiudere le centrali, mettere in sicurezza il campo geotermico e riportare la situazione ad una condizione iniziale per poi sfruttare la risorsa con sistemi moderni».