GROSSETO – La Cia di Grosseto si dichiara per l’ennesima volta indignata da quanto si legge sugli organi di informazione in questi ultimi giorni, a seguito di numerosi assalti di predatori a greggi, circa le affermazioni fatte dalla Lav di Grosseto (vedi articolo su Il Giunco.net) . «E’ evidente che il problema esiste – afferma il Presidente di Cia Grosseto, Enrico Rabazzi – a meno che si voglia sostenere che le pecore si sbranano tra di loro».
«E non c’è nemmeno da stupirsi – afferma la Confederazione -, per l’assenza di rispetto per il lavoro che i pastori fanno ogni giorno per mantenere un certo ambiente e paesaggio, di cui gode gratuitamente l’intera collettività e, come se non fosse sufficiente questo, meraviglia la mancanza di considerazione per gli animali, le pecore, che compongono i greggi assaltati dai predatori, sono animali con la stessa dignità dei lupi e dei randagi».
Riguardo a ciò che afferma la Lav sulle catture di cani nel corso del progetto Ibriwolf, sostenendo che sono solo i cani ad essere colpevoli, perché solo essi sono stati catturati, la Confederazione Italiana Agricoltori precisa che, come da programma, il tipo di cattura effettuata da giugno a ottobre dello scorso anno era orientata principalmente sui cani, in quanto, così come evidenziato nel progetto, per la cattura di lupi occorre utilizzare una metodologia completamente diversa. Dovrebbe essere imminente l’avvio della seconda fase del progetto per catturare gli ibridi e per verificare la presenza di lupi.
«Nessun esponente del mondo agricolo – conclude Rabazzi -, ha mai sostenuto che i danni sono provocati solo da lupi, ma nemmeno accettiamo il paradosso che non ci sono o non ne sono responsabili. Il fenomeno della predazione è fatta da lupi, da ibridi, da cani randagi e anche da cinghiali. Riteniamo che gli abbattimenti siano uno dei sistemi per impedire questa decimazione delle greggi. Comunque, gli allevatori non vogliono uccidere i predatori a tutti i costi, vogliono che non vi siano danni e la prevenzione non deve essere fatta sulle loro spalle con i loro soldi. Suggerisco, quindi, che si impegnino direttamente quelle organizzazioni che, come la Lav, vogliono la presenza di questi predatori, ma con i propri soldi e non con quelli degli agricoltori o della collettività».