GROSSETO – Chi controlla che nella pineta di Marina di Grosseto non si abbattano più pini del necessario? E cosa aspetta, la Regione Toscana, a comporre un piano generale di manutenzione? Sono in buona sostanza questi i principali quesiti che i Consiglieri regionali del Pdl Andrea Agresti e Alessandro Antichi sottopongono al governatore Rossi e alla sua giunta in merito ai lavori di bonifica in corso nella pineta di Marina dopo l’incendio che la aveva colpita e semidistrutta nell’agosto scorso.
L’auspicio di Agresti e Antichi è che la Regione possa giungere alla formulazione di un piano di manutenzione generale che renda possibile la coesistenza degli aspetti storici della pineta con quelli naturalistici: «Storicamente – ricordano – la pineta di Marina fu costruita dall’uomo come difesa per le sua attività agricole. Oggi però ha perduta quella sua caratteristica di impianto per assumere connotazioni più naturalistiche di autorigenerazione, tant’è che nella pineta trovano spazio molte essenze arboree differenti tra cui la quercia o il sughero». E allora, si domandano gli esponenti del Pdl, cosa si aspetta ad armonizzare gli interventi in una pianificazione unica?
La materia, si diceva, diviene ora oggetto di interrogazione: «A seguito del drammatico incendio che ha colpito la pineta di Marina di Grosseto – scrivono Agresti e Antichi nel loro documento – sono attualmente in corso lavori di bonifica ambientale secondo, come viene riportato dalla stampa, un progetto di massima che non ha visto un necessario confronto con la popolazione residente e che ad oggi è noto solo agli addetti ai lavori. Pur essendo di proprietà pubblica e privata, per l’elevato valore ambientale la pineta è comunque un patrimonio non solo per la comunità grossetana, ma anche per la Toscana. La mancata informazione e pubblicazione del progetto ha creato e crea non pochi interrogativi da parte dei residenti, delle associazioni che operano nel turismo e di quelle ambientaliste». Agresti e Antichi non mancano di rammentare la gara di promesse ingaggiata «da parte delle istituzioni locali e regionali» all’indomani del rogo, con tanto di sopralluogo del presidente della Regione Enrico Rossi. Di quelle promesse, denuncia ora il Pdl, non si vedono esiti «se non in misura fortemente inadeguata a garantire le aspettative della frazione turistica: si parla di 4.950 euro ad ettaro spalmati in 10 anni».
Ma le perplessità del Pdl sono generate anche da altro: «Da sopralluoghi effettuati – si legge infatti nell’interrogazione – si è notato che sono state abbattute piante con la chioma ben vegeta, tanto da suscitare forti preoccupazioni tra la popolazione residente e le associazioni economiche e ambientaliste». Ecco quindi i quattro quesiti per i quali Agresti e Antichi invocano adesso risposta scritta: «E’ vero che la ditta che opera il taglio dei pini viene remunerata con la vendita dei tronchi abbattuti? E in caso affermativo, chi controlla che non si abbatta più del dovuto? Nel dubbio che la pianta sia compromessa, pur presentando una chioma ancora verde, non è meglio evitarne l’abbattimento immediato?» Dunque si entra nello specifico delle competenze regionali: «Quali e quante risorse – domanda Agresti – la Regione Toscana intende mettere in campo affinché il ripristino corrisponda alle effettive necessità di una realtà turistica che proprio della pineta faceva il suo fiore all’occhiello? La giunta non intende per caso richiedere ai comuni costieri della provincia di Grosseto e ai privati proprietari della pineta un piano generale di manutenzione della fascia pinetata, considerato il pessimo stato di conservazione della stessa e il rischio di incendi come purtroppo verificatosi che da tale stato può scaturire»?