GROSSETO – “Non sono anti abortista. Su di me campagna politica di odio. Denuncerò per diffamazione aggravata chiunque voglia distorcere il mio pensiero”. Questa la dura risposta del primo cittadino di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna dopo le critiche per la sua posizione in merito alla legge 194 sull’aborto.
“Ritorno sulla questione 194, la legge che regola le interruzioni di gravidanza – continua il sindaco -. C’è chi ha volutamente distorto le mie affermazioni per attaccarmi politicamente. Hanno scelto di fare campagna elettorale su di un argomento così delicato, profondo. Adesso la misura è colma. Ho quindi deciso di tutelare la mia persona e la figura che rappresento. Denuncerò per diffamazione aggravata tutti quei soggetti che hanno voluto offendermi mettendo su campagne disinformative con il solo scopo di colpirmi”.
“Denuncerò anche chi mi insulta sui social. Chiederò idonei risarcimenti. E devolverò tutto il ricavato per potenziare il lavoro dei consultori che sostengono le donne. Pretendo che le donne siano tutelate. Pretendo che i consultori funzionino. Pretendo che siano destinate attenzioni e fondi idonei verso quest’importante tematica. Pretendo che il legittimo ed estremamente doloroso percorso che porta a un’interruzione di gravidanza sia pienamente consapevole, nel pieno rispetto della legge 194 che, lo ribadisco, non è una legge di morte, bensì di vita. Una norma a oggi disattesa in larga parte, anche e soprattutto per colpa della politica”.
“Riguardo la parte più controversa della proposta di modifica della 194 che ho sostenuto, cioè l’obbligo di far ascoltare il battito del feto alla donna che intende avvalersi del diritto d’interrompere la gravidanza, comprendo che a molti possa sembrare eccessiva: è così anche nella mia visione . conclude Vivarelli Colonna -. E infatti penso proprio che sarà rivista. Ma il punto non è quello. Occorre aprire un dibattito: le donne non possono più essere lasciate sole. La 194 va applicata al meglio, non solo in parte. E, dove necessario, rimodulata. Sempre fermo restando il diritto della donna. Sempre senza dare spazio a pratiche che potrebbero essere vissute come lesive della sua dignità e del suo travaglio interiore”.