GROSSETO – Il presidente Leonardo Marras scrive ai maremmani una lettera di auguri per il 2013. Un messaggio augurale guardando all’Europa, per un nuovo anno che porti cambiamenti nella politica, in Italia e in Germania. Ecco la lettera di Marras:
Augurare un 2013 migliore dell’anno che si sta per concludere è sinceramente fin troppo facile. Perché il calvario che come comunità abbiamo affrontato per tutto il 2012 è andato oltre le più pessimistiche previsioni. Costa Concordia, emergenza neve, siccità e incendi, e infine la recente alluvione, hanno messo a durissima prova questo territorio. Ma siamo ancora in piedi.
Per questo merita augurarsi un buon 2013. Ma anche perché il prossimo anno il vento potrebbe cambiare. Con il verificarsi delle condizioni favorevoli a un’inversione di tendenza delle condizioni macroeconomiche.
Entro metà del prossimo anno, infatti, si saranno tenute le elezioni politiche sia in Italia che in Germania, e la vittoria dei fronti progressisti potrebbe cambiare il segno delle politiche economiche di Bruxelles. Dalle quali come Paese siamo oramai dipendenti al pari degli altri membri dell’Unione.
A cinque anni dall’inizio della crisi, il protrarsi delle condizioni critiche dell’economia e il continuo peggioramento del tasso di disoccupazione, stanno lì a dimostrare che da solo il rigore finanziario non è in grado di guarire il malato. Tanto più che nel malato Europa i costi sociali stanno diventando insostenibili, aprendo praterie a populismi, nazionalismi ed egoismi che non promettono nulla di buono.
Tutto questo ci riguarda direttamente anche come territorio, molto al di là di quel che percepisca quotidianamente l’opinione pubblica. Perché l’interdipendenza fra le comunità nazionali ne determina i destini proprio nelle sedi internazionali in cui si prendono le decisioni strategiche.
La Provincia di Grosseto è una tessera di questo gigantesco puzzle, e come istituzione rappresentativa di un territorio è il terminale vero delle scelte che si faranno a Bruxelles. Con le sue implicazioni sociali, economiche e culturali. Per questo mi auguro che il 2013 porti consiglio anche a chi avrà la responsabilità di sedere nel nuovo Parlamento, perché la necessaria riforma istituzionale non può tradursi in un modello astratto e inefficace che finisca per mortificare solo le Province senza risolvere i problemi. E che nella stessa linea di pensiero si continui a non vedere i guasti che provoca alle comunità locali l’applicazione acritica del Patto di stabilità.
La vita delle persone, le loro aspirazioni, i loro sogni, sono più importanti dei vincoli finanziari che penalizzano moltissimi per garantire pochissimi. Prima o poi bisognerà che questi nodi vengano sciolti. Mi auguro che il 2013 sia l’anno della svolta. Buon anno a tutti.