GROSSETO – Il ruscus aculeatus, la gentiana lutea, l’hyssopus, ma anche qualche alga o funghi macroscopici e licheni: sono solo alcuni esempi di piante officinali che possono essere lavorate a scopo medicinale, aromatico e da profumo e che rappresentano un universo vario e popoloso per il quale la Regione Toscana ha appena varato alcune regole che lo disciplineranno.
Con una decisione approvata nel corso della sua ultima seduta, su proposta della vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi, la giunta ha emanato le disposizioni, come previsto dalla normativa nazionale in materia, che regolamentano il rilascio di autorizzazioni a raccogliere piante officinali spontanee.
La Regione individua chi può fare cosa, dando indicazioni per realizzare corsi di formazione che prepareranno a sostenere l’esame che abilita a raccogliere queste erbe. Si occuperà quindi di tenere un elenco regionale dei soggetti autorizzati.
Non solo, la Toscana, tra le prime in Italia, ha avviato il percorso per mettere ordine in una materia che a livello statale ha visto arrivare solo nel 2018 un decreto legge che ha iniziato a trasformare profondamente una normativa che faceva riferimento ad una legge addirittura del 1931.
Così la Toscana, insieme alla regolamentazione del rilascio alle abilitazioni alla raccolta, ha avviato la realizzazione di un censimento delle piante officinali che illustrerà e documenterà ufficialmente tutte le specie arboree officinali che crescono sul nostro territorio, dando eventualmente restrizioni alla raccolta.
Infine, sarà compito di Artea, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, predisporre la possibilità che il raccoglitore e trasformatore o il coltivatore di particolari piante officinali cosiddette “asteriscate”, cioè da maneggiare con cura perché tossiche o addirittura velenose, comunichi nell’anagrafe aziendale che le sta coltivando.
“L’atto approvato è soltanto il primo in materia di piante officinali – ha detto la vicepresidente Saccardi – se ne prevedono ulteriori per dare piena applicazione alla normativa nazionale. Questo atto è stato frutto di una concertazione con gli uffici regionali preposti della Direzione istruzione, formazione, ricerca e lavoro, della Direzione ambiente ed energia e di Artea, ma anche interessando Università, istituti di ricerca, ordini professionali e organizzazioni agricole. Il lavoro è appena iniziato e ancora molto è quello da fare ma è un passo essenziale che pone la Toscana fra le prime ad aver affrontato la tematica”.