FOLLONICA – Non doversi procedere. Dopo la condanna per calunnia ai danni dell’uomo che aveva accusato Andrea Benini di voto di scambio il secondo filone di indagine, quello per la diffamazione il giudice ha così deciso.
Ricorderete il caso: poco prima del ballottaggio tra Andrea Benini e Massimo Di Giacinto, nel marzo 2020, un follonichese fece un esposto in Procura su un presunto voto di scambio che avrebbe riguardato proprio Benini.
L’uomo disse di aver trovato nella posta una lettera anonima che riportava una mail inviata ai sostenitori di Benini in cui si parlava di alcune varianti approvate e indicate, appunto, come “voto di scambio”.
L’uomo era accusato di calunnia, dopo che il sindaco Benini e tre sostenitori avevano sporto denuncia nei suoi confronti.
Il giudice, Marco Bilisari, lo aveva condannato a due anni e tre mesi e al risarcimento danni (in tutto 80mila euro, 30mila dei quali a Benini) e al pagamento delle spese legali (altri 15mila euro).
Oggi, in tribunale, la discussione per la diffamazione, ma il giudice ha deciso di non doversi procedere perché di fatto i fatti erano gli stessi che avevano dato luogo al processo per calunnia e dunque erano già stati giudicati per il principio del no bis in idem, che impedisce che ci sia un nuovo procedimento per uno stesso fatto.