GROSSETO – «In occasione di questa doverosa Giornata della Memoria, difficilmente si parla dell’azione denominata “Action T4”, messa in atto dal governo hitleriano dal 1933 al 1941 e destinata all’epurazione della razza, in base all’ideologia ariana. Inizialmente si procedette con la sterilizzazione forzata dei soggetti disabili, poi si passò alla soppressione “pietosa” dei bambini nati con disabilità» a parlare è Luciana Pericci, dell’Unione italiana ciechi.
«Durante quegli otto anni vennero eliminati, tramite le prime camere a gas, migliaia di persone disabili; la stima riporta circa 275.000 morti e 300.000 circa, sterilizzati. I principali soggetti erano persone affette da schizofrenia, epilessia, demenza, paralisi, sifilide, corea, encefaliti».
«Il nome del programma venne preso dalla via e numero civico della sede dell’Istituto per la salute e l’assistenza pubblica. L’azione inizialmente si basò su indicazioni segrete, per non originare dissenso» prosegue Pericci.
«La strage veniva effettuata in posti riservati, localizzati in Polonia. Le diagnosi e, spesso, gli stessi dottori incaricati di segnalare i casi, venivano controllati da altri medici del regime. La popolazione ne era al corrente, ma convinta o no, doveva allinearsi, giustificando la tragica mattanza con la motivazione del peso sociale e dei costi per la cura; in seguito, però, la voce si diffuse e così anche la disapprovazione. Molti familiari ritirarono dagli istituti i propri parenti per sottrarli dall’orrenda fine. Le proteste si levarono da molte parti, laiche e religiose. Poi, seguì l’olocausto finale degli ebrei e di altri soggetti indesiderati».
«Di quello sciagurato, terribile periodo rimangono memorie e testimonianze. Si deve ricordare il passato per non ripetere errori immani perseguiti. Le guerre continuano ad essere in atto, così le persecuzioni di popoli e gli integralismi deliranti. Ancora oggi permangono discriminazioni, violazioni dei diritti delle persone disabili, talvolta ambigui da non essere individuati».
«Allo stato odierno, in diversi Paesi europei è caldamente raccomandata la sterilizzazione delle persone disabili, in quanto ritenute non in grado di gestire una maternità o la seguente cura dei figli. Inoltre, la nascita di figli a loro volta disabili andrebbe ad appesantire le spese di assistenza».
«Logicamente, si auspica sempre maternità e genitorialità consapevole. L’educazione affettivo sentimentale, sessuale, in Italia, rappresenta, ancora, un argomento spinoso, tabù, con qualche temerario tentativo, non ancora riconosciuto, di formare operatori dedicati» conclude Luciana Pericci.