CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Le scuole medie erano nel vecchio palazzo comunale, e la mia classe nell’aula consiliare.
Si entrava dalla stessa scala che portava agli uffici comunali, proprio da quella che metteva in po‘ di timore a noi ragazzi per la presenza del “portiere”.
Tutto quello sciamare di ragazzette e ragazzetti faceva si che venissero fuori dei richiami fatti a voce alta, insomma ogni tanto il portiere ci faceva “due berci” con tanto di avviso.
In realtà quei rimproveri avevano la forza di una goccia d’acqua quando uno ha molta sete. Continuavamo a “berciare” almeno fino all’arrivo in classe.
A dire il vero ci chetavamo anche quando passavamo davanti alla porta del preside, il cui ufficio era stato ricavato in una delle stanze una volta adibite ad altra funzione.
Il preside era una persona austera, non sorrideva mai e con quell’aspetto da “comandante” incuteva timore.
Un pomeriggio noi maschietti eravamo fuori, in attesa di poter entrare per una lezione di Applicazioni tecniche. Squadre, goniometri, seghetti e altri attrezzi erano nelle nostre cartelle. Qualcuno faceva roteare le squadre con il dito e… a qualcuno partì il colpo, nel senso che una squadra si diresse sul mio occhio.
Un mare di sangue con i compagni di scuola spaventati mentre io mi affrettavo a dire: “Non mi sono fatto niente”.
In quel momento la mia unica preoccupazione era di come fare a dirlo a casa in quanto valeva la raccomandazione “non ti far male sennò poi ti do il resto”.