GROSSETO – Si è svolto stamani di fronte alla sede della Caritas di Grosseto il presidio di Cgil e Uil in seguito allo sciopero nazionale articolato sui territori che il sindacato ha indetto per protestare contro i contenuti della legge di bilancio in discussione in Parlamento. La scelta della Caritas è emblematica di una istituzione civica che si fa carico dei problemi e delle sofferenze di coloro che più sono in difficoltà in questo momento. Nel corso dell’iniziativa sono intervenuti Monica Pagni, segretaria della Cgil, don Enzo Capitani responsabile della Caritas diocesana, e Fabrizio Capponi, segretario della Uil.
«Se qualcuno varca la porta della Caritas – Ha esordito don Enzo Capitani, responsabile della Caritas diocesana – è perché non riesce a galleggiare nella vita di tutti i giorni. Emblematico il problema dell’accesso alla casa. Rispetto alle garanzie che vengono richieste per affittare un appartamento, sono rimasto esterrefatto di scoprire che vengono chiesti anche 18 mesi di anticipo dell’affitto. Mi è stato risposto che questo è il tempo medio per uno sfratto esecutivo da parte del tribunale di Grosseto. Tutto questo succede perché alla base ci sono delle ingiustizie e illegalità evidenti, alimentate da una guerra fra poveri. A Grosseto, infatti, esiste un mercato nero delle residenze fittizie, per cui si chiedono 500 euro per assicurare una residenza che consente di rinnovare il permesso di soggiorno. Oppure si chiedono 250 euro a posto letto, con sei o sette persone stipate in un appartamento. Capite che in tutto questo c’è qualcosa di profondamente ingiusto, che non è accettabile. Perché la povertà sta diventando una marea che ci può travolge tutti, e non ci sono salvagente che tengano. A questo proposito, mi concedo una battuta polemica: nessuno in campagna elettorale aveva detto che i soldi non c’erano, ed è stato promesso di tutto. Salvo oggi giustificare l’impossibilità di fare politiche sociali con l’assenza di risorse che pure c’erano fino a ieri».
«Un’altra emergenza della quale si parla poco è quella della scuola – ha aggiunto don Enzo – Tanti nostri ragazzi non hanno né scuola né lavoro. Non è un problema di soffitti che cadono, rispetto al quale una soluzione si trova, ma di mancanza di rapporti umani e di trasmissione di valori e cultura fra le persone. Proviamo ognuno per la nostra parte – ha concluso il coordinatore della Caritas – a ricostruire la comunità che sta venendo meno, lasciando spazio alle comunità virtuali, con le persone sole dietro allo schermo di un cellulare o di un computer. Stando accanto alle persone che soffrono e che sono in difficoltà».
A seguire è intervenuta la segretaria generale della Cgil, Monica Pagni: «Cgil e Uil hanno deciso di articolare lo sciopero sui diversi territori per due motivi: per non prestare il fianco al Governo che avrebbe strumentalizzato l’iniziativa accusandoci di organizzare uno sciopero politico, e perché vogliamo coinvolgere le comunità locali dove quotidianamente le persone sperimentano le difficoltà di convivere con lavoro povero, mancanza di opportunità, costo della vita e inefficacia degli interventi sociali. Ci attendono lunghi mesi di mobilitazione, nel corso dei quali vogliamo creare legami con la parte maggioritaria della società che non condivide una visione del Paese elitaria e classista, dove chi si trova in difficoltà viene abbandonato a sé stesso. In questi anni il costo della crisi è stato pagato soprattutto da lavoratori dipendenti e pensionati, che versano oltre il 90% del gettito Irpef, ma che in cambio hanno ricevuto ben poco. Mentre c’è chi si è arricchito grazie a plusvalenze finanziarie, rendite immobiliari ed extra profitti. Nella nostra realtà ci sono 74mila persone che vivono con redditi al di sotto dei 15mila euro, o meglio che sopravvivono a dispetto del loro status socioeconomico. Noi non possiamo arrenderci all’idea che lo stato sociale venga smantellato progressivamente, né che si legittimi la forbice sempre più ampia tra chi è sulla soglia di povertà pur avendo un lavoro e chi può difendersi perché benestante. Saranno mesi difficili, ma pensiamo sia giusto provare a tenere insieme le nostre comunità chiedendo alle persone di non pensare di risolvere solo il proprio problema. Perché ognuno di noi starà bene se tutti staremmo bene».
«La proposta di legge di bilancio – ha sottolineato Fabrizio Capponi, segretario della Uil grossetana – non dà risposte in termini di politiche del lavoro, né rispetto alle politiche fiscali e nemmeno sul fronte del contrasto alla povertà. La piattaforma unitaria che abbiamo condiviso con la Cgil a novembre costituisce una visione alternativa dei problemi che offre le soluzioni percorribili. la testimonianza di stamani di don Enzo Capitani, dà un’idea esatta della situazione che stiamo vivendo oggi in Italia e nella nostra provincia. Una situazione di difficoltà che non può essere rappresentata solo dai numeri, perché come dice giustamente don Enzo dietro ai numeri ci sono gli occhi delle persone, delle famiglie e dei bambini. Per questo è necessario il sostegno alle classi più deboli, che non può ridursi a una manciata di bonus, che fra l’altro non so neanche tutti esigibili».