CASTIGLIONE CDELLA PESCAIA – Abitavamo davanti al Miramare io, mio fratello, babbo, mamma e Franco.
L’appartamento era sufficientemente ampio per poterci abitare tutti comodamente e con la possibilità anche di svolgere, all’interno, attività ginniche. Voglio dire il body building del periodo. In pratica due pesi, delle molle e gli anelli attaccati alla sommità di una porta. L’attività la facevano Franco e mio fratello, io ero troppo piccolo. Volevo a tutti i costi partecipare a quegli esercizi ma non era proprio possibile.
Il mio essere sensibile era oggetto di una “crudele” ritualità che faceva divertire gli astanti e che serviva anche a distogliermi da quelle pretese.
La parola magica era :”Piangi”, bastava la dicessero una sola volta che io scoppiavo in lacrime passando dal broncio al pianto a dirotto in pochi secondi. Questo veniva fatto perché, mi dicono, fossi un po’ bizzoso.
Mi impuntavo e volevo fare quello che per la mia età non era possibile fare.
Una sera chiesi insistentemente di andare al cinema. Credo di aver avuto quattro o cinque anni. In casa tutti mi dicevano che non sarebbe stato possibile quella sera, ma io insistevo a più non posso e non aveva funzionato nemmeno la parola magica.
Mamma, allo stremo delle forze, mi consegnò il mazzo delle chiavi di casa e qualche moneta e mi disse : “vuoi andare al cinema? Ecco le chiavi e i soldi. Vai e smettila di essere così petulante!”
Non aspettai un attimo. Presi chiavi e soldi e scesi le scale dirigendomi poi verso il cinema Roma.
Dal terrazzino mamma GianPaolo e Franco osservavano increduli. Io mi girai e dissi “ora vado al cinema”.
Arrivai fino alla porta ma quando vidi il banco dove si acquistavano i biglietti tornai indietro verso casa. Mamma e gli altri naturalmente mi avevano seguito senza farsi vedere e al mio rientro erano già in casa.
Mamma mi chiese “com’era il film?” Risposi “bellissimo!”.