GROSSETO – “Ridurre il dibattito sulla riforma del 118 alla sola composizione dell’equipaggio rischia di semplificare una questione complessa, ma soprattutto di creare allarmismi ingiustificati nella popolazione, che invece deve essere al centro di qualsiasi percorso di riforma della sanità”. Così Nicola Draoli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto.
“La querelle che periodicamente torna agli onori della cronaca sul servizio di emergenza urgenza, ci lascia – continua Draoli – francamente perplessi. Come Ordine comprendiamo bene la preoccupazione sulla sanità, ma invitiamo quanti sollevano argomenti di dibattito a prendere informazioni corrette nell’interesse dei cittadini. L’Opi, come più volte dimostrato, è a disposizione di chiunque per fornire elementi di conoscenza utili a formarsi la propria opinione e presentare le proprie istanze”.
“Da decine di anni, infatti, Grosseto rappresenta un modello virtuoso per la gestione dell’emergenza urgenza, che è molto diversa all’interno della regione Toscana e persino e alcune aree dell’Azienda Usl Toscana sud est e che, proprio per questo, necessita di una riforma in tempi brevi. Ma sul nostro territorio il tema delle ambulanze infermieristiche e del soccorso avanzato, definito in questo modo dalla legge (dal Dm 70/2015) e costituito da infermiere specializzato o medico e volontari, è qui ampiamente superato. Tornare a parlarne in questi termini significa fare un balzo indietro di anni e soprattutto non cogliere un aspetto fondamentale nell’organizzazione del servizio di emergenza urgenza: quello della rete”.
“Il 118 – prosegue Draoli – funziona se è organizzato secondo una logica di connessioni tra professionisti in grado di coordinarsi, attivarsi e gestire il bisogno con le professionalità più giuste. La bontà del sistema non si valuta sulla presenza maggiore o minore di una professionalità o di un’altra, ma sulla capacità di attivare le figure giuste e di farlo in sinergia con il mondo del volontariato”.
“Definirsi preoccupati per l’eco di notizie che arrivano da altre parti dell’Azienda Usl Toscana sud est significa non conoscere la storia della nostra provincia, in cui i mezzi di soccorso avanzato, costituti da infermiere specializzato e volontari o medico e volontari o, ancora, da medico, infermiere specializzato e volontari, sono una realtà che funziona da decine di anni e che può essere presa a modello per riformare il sistema nell’intero territorio regionale”. “Per questo – conclude Nicola Draoli – continuare, periodicamente, a parlare di 118 in termini così semplicistici ci imbarazza: perché i soggetti coinvolti nel servizio di emergenza urgenza sono professionisti con le loro competenze e le loro specificità, che permettono loro di rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. Ed è proprio ai cittadini, alla loro sicurezza e alla loro tranquillità che dobbiamo guardare quando si dibatte di temi che riguardano la salute: senza creare preoccupazioni immotivate, che possono solo danneggiare il clima sociale”.