MANCIANO -29 pecore sbranate e 40 disperse è il bilancio dell’ennesimo attacco di predatori. La strage è accaduta in località Campagnole, nel comune di Manciano.
La presidente del Comitato Pastori d’Italia, Mirella Pastorelli, ha ricevuto una telefonata dall’allevatore Carmelo Masala, demoralizzato e sfiduciato per quello che era successo al suo gregge. «Nel primo mattino – racconta – in località Campagnole, Simone e Carmelo Masala hanno condotto i capi al pascolo brado. Mentre le povere pecore pascolavano tranquillamente, un branco di lupi si è precipitato su di lor facendo un grosso danno: 29 sbranate e 40 disperse».
«Non è la prima volta che le aziende zootecniche di Simone e Carmelo Masala subiscono predazioni, ormai i danni subìti sono incalcolabili al punto tale che sia padre che figlio stanno valutando, se le cose non dovessero cambiare velocemente, di chiudere e abbandonare tutto. Se la decisione fosse questa – fa presente la Presidente – che per tutto l’indotto sarebbe un grosso danno viste le dimensioni e il grande lavoro delle aziende Masala sul territorio».
«Siamo dinanzi ad uno scempio, le parole sono finite – aggiunge Pastorelli -. Recentemente abbiamo avuto un incontro con il Prefetto per metterla a conoscenza della triste situazione in cui vivono gli allevatori e sul rischio della loro incolumità visti gli ultimi episodi di aggressione da parte dei predatori, che sfaterebbero la diceria che il lupo non è pericoloso per l’uomo.
La campagna elettorale ormai è nel vivo, vista la difficile situazione che sta trascorrendo l’Italia dal punto di vista economico, non possiamo perdere nè posti di lavoro, nè prodotti di alta qualità quindi sarà opportuno che la politica non parli per slogan, ma spieghi all’elettorato come vuole risolvere questo problema, visto che nessuno l’ha inserito nei programmi elettorali, avvantaggiando così le ideologie lupiste».
«I politici seguano le orme della Svezia che ha deciso per salvaguardare i diritti degli allevatori di abbattere da 170 a 270 lupi e ha deciso di dimezzarne la popolazione. Non succedeva dal 1890, così hanno scritto i media. Una decisione di responsabilità per salvare un patrimonio, presa dalla Svezia – commenta Pastorelli -. Mentre l’Italia continua a mantenere un atteggiamento di protezionismo a discapito del lavoro, basta vedere quello che si è verificato in questi giorni con i cinghiali. La politica ha decretato i primi interventi per ridurre il numero degli ungulati, ma per i sei cinghiali chiusi in un parco urbano della Spezia, per quello che avevano combinato, anziché provvedere alla loro soppressione come era previsto, la politica ha concordato con la Lav il trasporto in un’oasi faunistica dove non si effettui la caccia».
«Una riflessione – conclude -: perché ancora una volta la politica ha assecondato gli animalisti? Dinanzi a certe scelte cosa si possono aspettare gli allevatori nei loro confronti? La politica si pronunci e dica una volta per tutte se vuole salvare un patrimonio lavorativo o conservare le idologie degli ambiental/animalisti, calpestando così l’articolo 1 della costituzione che sancisce che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro».