CAPALBIO – «Succede troppo spesso. E ogni volta che si verifica un incidente sul lavoro, ci troviamo nelle condizioni di dover trovare le parole giuste che non suonino come di circostanza per denunciare un problema che continua ad essere sottovalutato, e a colpire i lavoratori. O molto giovani, come in questo caso, o in là con gli anni, come in molti altri».
È forte l’amarezza che traspare dalle parole di Pierpaolo Ceccherini, segretario provinciale della Filt Cgil, e macchinista di Ferrovie Italiane, nel commentare il grave incidente sul lavoro verificatosi alla stazione ferroviaria di Chiarone scalo (Comune di Capalbio).
«Buona parte degli incidenti sul lavoro avvengono in aziende che operano in regime di appalto per i colossi nazionali. Sono anni che diciamo che la competitività non si guadagna abbassando le tutele e gli standard di sicurezza sui luoghi di lavoro. Di solito, infatti, le aziende in appalto o in subappalto sono quantomeno elastiche rispetto agli orari di lavoro, e non sono rari i casi in cui le indagini svelano a posteriori omissioni nelle procedure di sicurezza. Per gli appalti delle manutenzioni in ferrovia, inoltre, c’è un oggettivo contrasto di interesse tra la stazione appaltante, Rfi, che vuole ripristinare in tempi ridotti la circolazione dei treni, e l’interesse di chi opera per gli appaltatori a lavorare in sicurezza e con tempi non stressanti».
«In questa vicenda, che ha coinvolto un operaio ventisettenne al lavoro sul cestello, non sappiamo ancora come siano andate effettivamente le cose. Tuttavia, è evidente che un problema c’è stato ed è accaduto ciò che non doveva succedere. L’inchiesta stabilirà le responsabilità, rimane il fatto che per la Cgil è inaccettabile un livello così elevato di incidenti gravi sul lavoro. Motivo per cui, al di là di quello che come sindacato dei trasporti ci impegniamo a fare tutti i giorni, ci appelliamo agli stessi lavoratori perché ci segnalino eventuali pratiche scorrette. Con l’unico obiettivo di evitare tragedie che segnano la vita delle persone e dei loro familiari, spesso in modo irreparabile».
«Sul piano politico generale, pretendiamo prima di tutto un rafforzamento non simbolico degli organici degli ispettorati del lavoro. Perché le parole senza gli strumenti adeguati lasciano il tempo che trovano, e suonano irrimediabilmente vuote e retoriche».