RIBOLLA – “Una tragedia la cui memoria deve essere salvaguardata e diffusa come monito e impegno”. L’assessora regionale al lavoro Alessandra Nardini questa mattina ha partecipato alla commemorazione della tragedia mineraria di Ribolla, dove 68 anni fa, il 4 maggio del 1954, morirono 43 minatori.
Oltre al suo intervento quello del sindaco di Roccastrada Francesco Limatola e della segretaria generale della Cgil Toscana Dalida Angelini. “Istituzioni e sindacato oggi sono insieme e in prima linea – ha sottolineato Nardini – per dire che il lavoro deve essere dignità, vita, non può diventare morte”.
“La tragedia di Ribolla – ha proseguito l’assessora – si colloca nel contesto delle battaglie politiche e sindacali degli anni ’50, nella lotta del movimento operaio per l’emancipazione e i diritti. E la commemorazione di questa mattina, come ogni anno, serve a ricordarci i molti passi avanti compiuti sulla sicurezza di lavoratrici e lavoratori, ma anche come, ancora oggi, troppe persone muoiono, si ammalano o restano vittime di infortuni sul lavoro”.
“Questa – ha concluso – è una ferita profonda nella coscienza della nostra società su cui serve il massimo impegno e la massima unità di intenti”.
Il 4 maggio del 1954 in una miniera di lignite nella frazione di Ribolla gestita dalla società Montecatini si verificò un’esplosione di grisou a 260 metri di profondità, provocando la più grave tragedia mineraria italiana del secondo dopoguerra. Quarantatré minatori persero la vita.
Il processo contro i dirigenti della società, svoltosi a Verona per impedire che l’opinione pubblica locale ne condizionasse l’esito qualora si fosse tenuto a Grosseto, si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. La storia ha tuttavia sancito la responsabilità morale di chi, all’epoca, probabilmente non fece tutto il possibile per garantire maggiori misure di sicurezza.
Tra i più strenui difensori dei minatori e tra coloro che denunciarono le dure condizioni di vita dei contadini e degli operai in questa zona della Toscana, lo scrittore Luciano Bianciardi che assieme a Carlo Cassola, dopo la tragedia di Ribolla, scrisse “I minatori della Maremma”.