GROSSETO – «In un momento così particolare, da definirsi quasi storico, alcune riflessioni da parte datoriale del settore edilizia. Dopo lunga crisi congiunturale, all’inizio di una debole ma incoraggiante ripresa, è sopraggiunta la pandemia».
Inizia così la lettera aperta a firma del presidente Anci, Rossano Massai, ai parlamentari locali in cui l’associazione indica la propria linea in merito alle più rilevanti e attuali tematiche della categoria dei costruttori edili.
«Nonostante questo, grazie ad innovative ed opportune normative parlamentari, la ripresa è poi quasi esplosa maturando, in poco tempo, più domanda che disponibilità di offerta lavoro. Il fermo attività causato dal propagarsi ovunque del virus, ha fatto si che mutassero in maniera consistente gli equilibri di mercato sui materiali più comuni. A tutto ciò si è aggiunto adesso anche il conflitto che sta interessando direttamente ed indirettamente l’intero pianeta, in particolare anche l’Europa Il mercato – come suddetto – si è decisamente complicato sia per l’approvvigionamento dei materiali che per l’aumento, in taluni casi esponenziale, del costo di molti prodotti necessari in edilizia e comunque anche di prodotti primari quale gas e petrolio. Tutto ciò rende incerto un futuro prossimo dove, al contrario, la stabilità sarebbe stata necessaria per una ripresa strutturale».
«Le imprese che sono riuscite a superare la lunga crisi – nella maggioranza dei casi – per poter proseguire e strutturarsi hanno dovuto obbligatoriamente attingere a risorse economiche con finanziamenti da istituti di credito. Finanziamenti e prestiti a cui però debbono ovviamente far fronte nei prossimi anni. In tutti i settori, ma in quello dell’edilizia in particolare, la programmazione è condizione essenziale per poter procedere nella propria attività. L’acquisto di mezzi e macchinari, la ricerca, l’assunzione e la preparazione delle proprie maestranze sono elementi imprescindibili per le imprese professionali, strutturate e che vogliono crescere. Purtroppo ci sono fattori che non riescono a stabilizzare, come detto, i mercati. Ma ciò che più ha nociuto negli ultimi anni le imprese di costruzione, è la continua modifica alle “normative” che regolano il settore edile privato e pubblico».
«Riteniamo che ci sia un modo di legiferare e di gestire le “regole in corso” assolutamente sbagliato e da rivedere. Esempi più recenti: Il Codice degli Appalti e dei Contratti che ha subito numerose modifiche con continue interpretazioni da parte dei vari Ministeri e dall’ Anac, un eccesso di normative giurisprudenziali fra Tar e Consiglio di Stato, una sovraproduzione di circolari e quant’altro. A tutto questo, nell’edilizia privata, si sono aggiunte le normative sui bonus fiscali, specie il superbonus 110%, dove abbiamo potuto verificare un susseguirsi d’interventi dei Ministeri, degli interpelli della Agenzia delle Entrate e dell’Enea per un numero che va oltre i mille, da quando si è diffusa la normativa. In merito al legiferare del nostro Parlamento ed all’uso dei decreti legge governativi contestiamo due aspetti: Il Codice degli Appalti, e non solo, è stato impostato nel suo insieme presumendo la presenza di malaffare in ogni procedura, specie quando si tratta di rapporto pubblico-privato. Di conseguenza è stata elaborata una normativa così farraginosa che ha prodotto metodi di applicazione incerti e complessi da penalizzare le imprese serie e strutturate, mettendo in difficoltà anche le stazioni appaltanti senza riuscire, per altro, ad ottenere lo scopo di togliere quella percentuale di casi malavitosi che c’erano e continuano ad esserci, ma in percentuale molto ridotta e che in genere interessano le grandi opere. Il risultato è che per cercare di “colpire” pochi casi, si è di fatto messo il settore edile, le aziende e gli enti pubblici, in condizione di disagio e difficoltà».
«Le imprese chiedono un nuovo Codice più semplice e con un unico regolamento chiaro per la sua applicazione. Per questo guardiamo con attenzione gli sviluppi della legge delega sugli appalti – al momento in discussione in Commissione Lavori pubblici del Senato – inserita nelle necessarie riforme per raggiungere gli obiettivi del Pnrr, in attesa della riscrittura del Codice Appalti affidata al Consiglio di Stato. In merito ai bonus, rivendichiamo norme equilibrate e stabili almeno per alcuni anni, in modo che le aziende possano mettere in atto una adeguata ed efficiente programmazione. Altro aspetto negativo nel modo di legiferare in questo nostro Paese è quello di farlo a volte nella “emotività del momento”. Osserviamo nuovamente che per il superbonus 110% sono state previste delle procedure complicatissime, modificate di continuo e come Associazione abbiamo constatato che servono oltre sessanta documenti per ottenere il credito fiscale. Vale osservare che per altri tipi di bonus abbiamo ritenuto che la documentazione per accedervi fosse insufficiente, in particolare per il bonus facciate dove sono emerse le più eclatanti truffe scoperte – in ambito nazionale – dagli organi di vigilanza e di investigazione fiscale. A fronte della verifica sulle truffe si è intervenuti con un decreto legge che nella sua immediata applicazione ha penalizzato, impedito e fermato la possibilità di cessione multipla del credito fiscale magari maturato dalle imprese con lo sconto in fattura, generando di fatto un blocco alle procedure ed ai cessionari a causa dell’incertezza legislativa provocata».
«Anche in questo caso per colpire una minoranza di operatori economici, si è messo in grosse difficoltà molte imprese di costruzione. Il non poter trasferire i crediti maturati ha tolto finanze essenziali alla stragrande maggioranza delle aziende che non sono riuscire a soddisfare i “fine mese”, non potendo corrispondere stipendi, soddisfare i contratti con i fornitori, provvedere ai contributi. Rivendichiamo più attenzione e rispetto per chi opera con serietà in questo nostro settore. Da tempo come Associazione lamentiamo e contestiamo questi aspetti, perché si distingua gli operatori seri che hanno fatto investimenti, da finte imprese che drogano un mercato già difficile per chi, opera con il rispetto della buona e corretta conduzione della propria azienda».
«A seguito delle normative che prevedono le agevolazioni per i bonus, sorprendentemente sono state costituite in Italia molte nuove imprese edili. Solo in Toscana nell’anno 2021 sono state 520, in Italia nel secondo semestre dello stesso anno 11.563. La maggioranza, circa il 60%, sono nuove ditte edili senza figure che abbiano esperienza del settore. Come Ance da tempo rivendichiamo una normativa che, come per altre attività, preveda la dimostrazione di possedere alcuni requisiti per esercitare l’attività edile nell’interesse delle committenze, nel rispetto delle regole, della qualità e, più importante, della sicurezza nei cantieri. Sappiamo che per esercitare accedere alla professione di agente immobiliare occorre superare esami complessi di diritto, estimo ed altro e per chi le case le costruisce non è richiesta alcuna preparazione specifica. In riferimento ai bonus deve essere anche evidenziato che trattasi di interventi che possono essere paragonati a quelli pubblici considerando che i bonus fiscali di fatto sono somme “date” dallo Stato».
«E’ noto che nel 2021 ci sono state 4,8 milioni di cessioni del credito, per un ammontare di 38 miliardi di valore. Come Associazione abbiamo richiesto che a questi interventi venissero equiparate le regole di qualifica sulle imprese, come previste per gli appalti pubblici. Se fossero state emanate queste normative, sicuramente non ci sarebbero state le truffe riscontrate. Il recente decreto antifrodi ha incluso alcuni articoli che sono stati ispirati anche dall’Ance, ed adesso aspettiamo che i suoi effetti nel mercato producano il superamento del ritardo nelle cessioni dei crediti».
«Le nostre imprese edili, troppo spesso considerate speculatrici e senza rispetto verso l’ambiente, hanno da tempo avviato un processo di organizzazione aziendale orientato alla sostenibilità, alla economia circolare, alla qualità della vita, ai criteri minimi ambientali, alla rigenerazione, correlandosi alla sempre più crescente sensibilità diffusa in questo senso nella gente comune, nelle persone. Sappiamo di essere un settore importante per la ripresa economica, sociale e per il miglioramento di vita di questo Paese. Sappiamo che per riqualificare le nostre città sarà necessario sempre di più coordinarsi fra pubblico e privato, ma occorrerà fare tutti un salto di qualità, dove ci sia ascolto reciproco, riconoscimento e rispetto per ogni ruolo. Non sempre è così al momento».