CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – L’avventura era cominciata proprio a Castiglione quattrocento giorni prima di quel 7 dicembre. Era partito il 1 novembre del 73 su quella barca di appena 11 metri, costruita in legno, nel ’68, dal cantiere di Niccolò Puccinelli. Ambrogio Fogar rappresentava il primo “non super esperto”, lo divenne poi a seguito di quella straordinaria impresa, ad aver effettuato il giro del mondo in solitario da est ad ovest.
Io c’ero, insieme a molti altri castiglionesi, sia nel periodo in cui Fogar, che aveva stabilito il proprio quartiere generale al Miramare, si apprestava ad allestire il Surprise fino alla predisposizione della cambusa.
Tutto doveva essere messo a punto senza poter contare sulle diavolerie moderne quali Gps, telefoni satellitari e via dicendo. Le comunicazioni si basavano sulle radio e sui ponti radio che facevano capo a Lapo Barzellotti. Della partenza ricordo il saluto di tutti gli amici del mare mentre il Surprise si allontanava con Fogar e sua moglie, che poi sarebbe scesa mi pare in Sardegna, prima della partenza e l’inizio della sua avventura in solitario.
Ero giovane e come tutti i ragazzi ero anch’io con l’anima a bordo di quella meravigliosa barca, bianca, invelata, con il timone a vento e la scritta Surprise sulle murate che rappresentava il simbolo del paese ed era il sogno di noi aspiranti marinai.
Quello che ricordo con più nitidezza è però il giorno del rientro. Faceva freddo quel 7 dicembre ma la voglia d’esserci non mi faceva sentire “le zizzole” che tiravano. Io ero con Anna sul peschereccio di Pietro, il Luigiotto IV e, insieme a me, molte altre persone. Cominciammo a scorgere la sagoma del Surprise poco dopo le Rocchette. Era diverso da quando era salpato oltre un anno prima.
Aveva i segni del mare sullo scafo e sulle attrezzature e una calotta di plexiglas proteggeva Fogar in piedi sul pozzetto. Cominciammo a sparare i fuochi utilizzati in mare per chiedere soccorso e un frastuono incredibile generato da trombe a gas e dai segnali sonori delle barche utilizzati in caso di nebbia, risuonava intorno al Surprise che lentamente rientrava verso il porto.
Come quattrocento giorni prima, Fogar salutava da quella barca che sarebbe poi diventata un mito. Di quel giorno ho conservato, oltre al ricordo, indelebile, una serie di foto che ogni tanto guardo con emozione ed una pagina pubblicitaria di un settimanale che ritrae Fogar con Paolo il fratello di Anna.