GROSSETO – “Una sfida” così il sindaco, Emilio Bonifazi, definisce quella delle nuove province con Siena e Grosseto accorpate in un’unica entità. «Il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto sul riordino e la riduzione delle province. Dunque, al netto di modifiche dalla imminente sentenza della Corte Costituzionale – prosegue Bonifazi -, il dado è tratto e ci attendono adesso le conseguenze di quello che nei prossimi mesi diventerà un organo di secondo livello, privo di legittimità popolare e spesso lontano dai cittadini. Certo Grosseto dovrebbe essere capoluogo della provincia più grande d’Italia, considerando che Arezzo può restare da sola e che la legge parla molto chiaro sull’assegnazione del titolo alla città più popolata.»
Bonifazi ricorda come molti compiti saranno passati ai comuni «in molti casi non attrezzati a riceverli, e alle Regioni, inaugurando una nuova forma di centralismo. Per Grosseto e la Maremma si tratterà comunque di una sfida; quella di incidere, insieme al nascente ente di secondo livello che sostituirà la vecchia Provincia, sulle dinamiche di un territorio sconfinato. Specificamente per il Comune si aprirà la fase non facile di accogliere compiti anche molto complessi. Ci impegniamo fin da subito a lavorare per dare solidità e omogeneità all’azione amministrativa della nuova realtà che si va formando con Grosseto capoluogo».
Parla invece di ruolo nuovo e decisivo per Grosseto il consigliere regionale Lucia Matergi: «Quattro province dalle precedenti dieci, un capoluogo che per essere città metropolitana non solo di nome chiama di nuovo a sé Prato, da pochi anni autonoma, e Pistoia; un centro nord costiero non perfettamente omogeneo (non tutto è mare); un’area meridionale che anche dopo lo spacchettamento di Arezzo, che ha tutti i numeri per stare da sé, continuerà ad essere la provincia più vasta d’Italia. In questo nuovo disegno della regione – prosegue Matergi – Grosseto è chiamata a svolgere un ruolo nuovo e decisivo: capoluogo di un territorio in cui la eccezionale ampiezza contrasta con la rarefazione demografica, in condominio con una partner dall’autorevolezza indiscutibile, che dimostra di subire la nuova mappa regionale, piuttosto che condividerla.»
«Ci sono tutti i motivi per definire impegnativo il percorso che da qui al 2014 dovrà essere affrontato per realizzare l’assetto indicato dal Governo. Rimane ora aperta la partita meno appariscente ma decisamente più importante: quali saranno le effettive funzioni dei nuovi enti? Come si distribuiranno nei territori? Come si potrà continuare garantire equamente i cittadini? Rispondere a queste domande – conclude Matergi – vale più di qualsiasi mappa.»