GROSSETO – Nel Giorno della Memoria l’Anpi provinciale si associa al messaggio di solidarietà del senatore Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, rivolto al bambino di Campiglia Marittima insultato e aggredito perché ebreo.
«Quando la cronaca riapre le vecchie ferite, ogni altro discorso ufficiale appare superato. Per questa ragione, affidando alle due sezioni Anpi di Grosseto, la “Carla Nespolo” e la “Elvio Palazzoli”, l’importante compito di consegnare pubblicamente alla cittadinanza il messaggio istituzionale in occasione della ricorrenza internazionale del Giorno della Memoria, la Presidenza del Comitato Provinciale “Norma Parenti” ha scelto simbolicamente di far propria e condividere la nota dell’Anpi Toscana per i gravi fatti accaduti pochi giorni fa alle porte della nostra provincia».
«Tutto, ancora una volta, ha avuto inizio con poche parole, con una frase rivolta ad un bambino di dodici anni. “Ebreo, devi morire nel forno”. Parole di una violenza assoluta a cui sono seguite botte, sputi e altri insulti ancora. Ecco quindi che l’importanza, il senso stesso della memoria, possiamo trovarlo a sessanta chilometri da qui. Nella vita esiste il libero arbitrio. Si può scegliere se stare dalla parte della ragione o del torto, se fare la scelta giusta oppure quella sbagliata. Anche a 14 anni, età in cui la voglia di farsi notare e di gridare al mondo che si esiste può indurre i più deboli a nascondere le proprie fisiologiche insicurezze dietro ad una maschera bestiale. Ma questo senza sapere niente del fascismo e del nazismo. Ispirarsi a quei simboli del male perché, in una condizione di profonda ignoranza, è la strada per travestirsi da “cattivi”, per avere la libertà di sopraffare e umiliare il prossimo, per far credere agli altri di essere superiori alle leggi morali e civili, senza temere punizioni e conseguenze perché uniti in gruppo, branco. Incontrando un ebreo vero, in carne e ossa, non si è voluto sprecare questa occasione. Senza sapere niente neanche dell’ebraismo, perché “ebreo” è soltanto il sinonimo per eccellenza di “diverso”».
«L’adolescenza è un periodo difficile, ma a tutto c’è un limite. Se la dinamica dell’aggressione antisemita denunciata a Campiglia Marittima fosse confermata, è certamente necessario che gli autori siano puniti adeguatamente, mettendoli di fronte alle loro responsabilità. Non per crudeltà o per vendetta, ma per far loro comprendere che la vita non è questa, che su questo pianeta non esiste qualcuno che non sia un “diverso” per qualcun altro, e che il gesto di cui si sono macchiati è quanto di più ignobile possa essere concepito, perché la violenza inizia sempre con una discriminazione: noi siamo forti e tu sei debole, noi siamo normali e tu sei contronatura, gay, lesbica, disabile, io sono uomo e tu sei donna, noi siamo ricchi e tu sei povero, noi siamo intelligenti e tu sei scemo, noi siamo civili e tu sei un selvaggio, noi siamo veri credenti e tu sei un pagano, noi siamo belli e tu sei brutto».
«Nel Giorno della Memoria, ogni anno, c’è sempre qualcuno che dice che questa ricorrenza è ormai inutile, priva di un significato reale e tangibile per noi tutti e per i nostri giovani. Niente di più sbagliato: il 27 gennaio è un fondamento della nostra civiltà e la sua commemorazione è quantomai necessaria per continuare a smascherare e a mettere con le spalle al muro gli autori di gesti ignobili, come quello avvenuto nella nostra comunità».
«Un consiglio per i giovani: studiate, e capirete che nella vita non conviene essere i “cattivi” di turno, perché la storia ci insegna che, oltre ad aprire ferite e barbarie inenarrabili, prima o poi, la cattiveria si ritorce sempre contro chi la mette in pratica».