GROSSETO – “La camorra è una montagna di merda, come ebbe a dire Peppino Impastato a proposito della mafia. Sembrerebbe un’affermazione scontata, ma in realtà così non è, almeno non per tutti. Non lo è per il neo presidente del Grosseto calcio, Nicola Di Matteo, al quale nei giorni scorsi la famiglia Ceri ha ceduto la società”, recita la nota di Carlo De Martis, capogruppo di Grosseto città aperta nel consiglio comunale di Grosseto.
“‘Per lei la camorra è una montagna di merda? Sì o no? Una montagna di merda no, sinceramente, è una scelta di vita’”. Queste e altre dichiarazioni sulla camorra rilasciate da Di Matteo nel 2019, quando si presentò al Teramo calcio come nuovo amministratore delegato, fecero il giro d’Italia e lo costrinsero a lasciare l’incarico con tanto di sospensione da ogni evento ufficiale comminata dalla Lega Pro e segnalazione alla Procura Federale”, prosegue la nota.
“Il sindaco di Teramo fu molto chiaro: ‘La camorra è una scelta di morte e non di vita. Nessun cittadino teramano si riconosce in parole che non denuncino come la camorra, al pari di ogni altra organizzazione criminale di stampo mafioso, sia sopraffazione, delinquenza, dispregio delle leggi e della libera convivenza. Non possiamo accettare che chi si unisce alla nostra comunità in qualche modo giustifichi o “rispetti” quei comportamenti, quelle scelte di vita e quella cultura’”.
“Oggi Di Matteo sbarca a Grosseto, ed avremmo gradito sentire anche il sindaco e l’assessore allo Sport della nostra città pronunciare parole dello stesso tenore”, continua.
“E’ inaccettabile che lo sport, che il nostro sport, possa identificarsi con figure che ritengono normale qualificare la camorra come ‘una scelta di vita’. Lo sport è lealtà, è sacrificio, è rispetto. Lo sport è passione, è socialità, è impegno. Lo sport è educazione e formazione, specialmente per i più giovani”.
“La camorra è morte, è violenza, è la negazione di ogni forma di rispetto verso l’altro. La camorra, con le parole di Peppino Impastato, che sacrificò la propria vita alla lotta alla mafia, è una montagna di merda”, conclude la nota di Carlo De Martis.