BARI – Costa Crociere sarà citata in giudizio da tre ex componenti l’equipaggio della Concordia che chiedono un risarcimento del danno di tre milioni di euro, un milione ciascuno. I tre – il maitre Carmelo Onorini, lo chef Leonardo Colombo e il tecnico di macchina Raffaele Pasquale Monteleone, già costituiti parte civile a Grosseto – tramite i loro legali hanno spiegato oggi, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bari, che, dopo l’incidente del 13 gennaio 2012 la società «ha cercato di tacitare tutti i membri dell’equipaggio con il pagamento di una irrisoria cifra di circa 10.000 euro, a fronte di somme dovute che possono sfiorare il milione». I legali dei tre ex marittimi ritengono che Costa abbia posto al personale il «vincolo di poter lavorare nella società per il futuro esclusivamente nel caso di firma dell’accordo, ovvero approfittando di chi avesse la necessità di far fronte alle prime incombenze con quelle irrisorie cifre di risarcimento». Secondo i tre ex marittimi, infine, «non è possibile che il comandante Schettino abbia fatto tutto da solo» e per questo chiedono alla magistratura di verificare le «concause del sinistro».
«Dopo dieci minuti dall’impatto era evidente che quella nave sarebbe affondata.» Lo afferma l’avvocato dei tre membri della Concordia Davide Romano «I motori dei due ponti, A e B, erano invasi di acqua. Un allarme generale dato dopo dieci minuti avrebbe salvato più vite umane,». «Se c’è un errore del comandante Schettino – ha aggiunto Romano – lo accerterà la Procura ma vogliamo verificare se, ad esempio, funzionavano i radar di bordo e quelli della Capitaneria. È convinzione dei membri dell’equipaggio – ha proseguito – che, se il comandante Schettino avesse dato l’allarme generale, si sarebbero salvati tutti. Infatti, in assenza di allarme generale l’equipaggio, ignaro dell’accaduto, non si è preparato per l’abbandono nave, ha invitato i passeggeri a rimanere anche nelle proprie cabine e non ha consentito di calare in mare le scialuppe prima che la nave si inclinasse irreversibilmente. L’esigenza – ha concluso l’avvocato – è quella di individuare tutte le cause dell’incidente, senza tralasciare quelle necessarie concause tecniche, ambientali e di sistema, che determinano l’effettivo verificarsi di un disastro della navigazione.»