FOLLONICA – «Francamente della solita tiritera che l’opposizione non vuole la cultura ne abbiamo ben donde».
Scrivono così in una nota congiunta i consiglieri d’opposizione Daniele Pizzichi (Lega), Charlie Lynn (lista civica Di Giacinto sindaco), Massimo Di Giacinto (lista civica Di Giacinto sindaco) e Danilo Baietti (Fratelli d’Italia).
«Non si è fatta attendere la consueta replica radical chic della sinistra secondo cui la cultura (che piace a loro) si deve pagare a peso d’oro. Buttarla sulla soggettività e soprattutto sulla qualità delle scelte è un trucchetto a cui si attinge quando nel merito delle contestazioni non si è capaci di replicare. I numeri sono lì, impietosi, a dimostrare che il teatro follonichese costa un’esagerazione rispetto a tanti teatri di grandi città e che i costi non sono commisurati ad una città come la nostra».
«Ma – continuano -, prendendo quel poco di utile tra le righe dell’impacciata maggioranza abbiamo constatato che le prime nazionali si fanno a Follonica come negli altri teatri e che l’attività delle direzioni artistiche anche altrove non si limitano alla selezione degli spettacoli, ma coinvolge percorsi culturali, educativi e formativi con le scuole e con la società civile. L’unica differenza è che a Follonica tutto costa di più con cifre superiori a quelle delle grandi città».
«Nessuno contesta il fatto che a Follonica si possa ambire ad un prodotto di qualità, ma nulla toglie che l’oculatezza nella spesa è un obbligo ancorché un dovere morale. E che il Comune in tutti questi anni non abbia mai avvertito la necessità di mettere in moto procedure comparative per la gestione e la direzione del teatro né tanto meno di valutare le proposte ricevute non fa pensare che “il pagamento del giusto prezzo” sia al centro dell’operato della nostra amministrazione. Tra pagare troppo e non pagare c’è una soluzione che noi auspichiamo e che è quella che applica la maggior parte degli operatori teatrali e cioè pagare il giusto prezzo. Per il resto se la qualità si paga è facile da farsi quando i soldi non sono i propri ma quelli dei cittadini».
leggi anche