GROSSETO – Legambiente esprime la propria contrarietà alle attività di ricerca, e alla futura attività estrattiva, di antimonio, oro, argento e altri materiali nel Comune di Manciano, avanzata dalla società Adroit, che porterebbe a 388 trivellazioni e, in caso di esito positivo, alla creazione di una vera e propria miniera a cielo aperto. L’associazione del Cigno ha consegnato alla Regione Toscana le proprie osservazioni che testimoniano le gravi conseguenze che possono derivare dall’attività estrattiva. Sia gli aspetti legati alla tempistica, che le sostanziali differenze tra quanto indicato nel progetto e le nostre valutazioni inerenti l’acqua di perforazione e le piste di cantiere ci sembrano non trascurabili.
Prima ancora di prendere in considerazione la ricerca, premettiamo che siamo contrari a un futuro sviluppo di attività estrattiva. Innanzitutto per l’inquinamento dell’aria, del terreno e delle coltivazioni limitrofe soprattutto per l’estrazione di antimonio, materiale altamente tossico. In secondo luogo per l’enorme impatto paesaggistico che avrebbero le attività di estrazione a cielo aperto del materiale e poi per il probabile inquinamento della falda acquifera e un peggioramento dello stato dei corpi idrici connessi. La falda, infatti, al contrario di quanto detto dalle relazioni fornite dalla ditta Adroit, sarebbe intercettata e oltrepassata da tutti i 388 carotaggi e, in molti casi, sin dai primi metri di perforazione.
“È assurdo ipotecare i prossimi 20-30 anni – affermano Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente, e Fausto Ferruzza presidente regionale di Legambiente – per estrazioni che comporterebbero gravi rischi sia per l’ambiente sia per la falda acquifera presente nel territorio. Per la ricerca e le perforazioni si stima l’utilizzo di 30 mila metri cubi d’acqua: una quantità enorme che potrebbe essere utilizzata in un giorno da 120.000 persone. Per non parlare poi del disboscamento e dell’inquinamento ambientale che la possibile realizzazione della cava comporterebbe. Ribadiamo con forza il nostro no alla richiesta di trivellazioni e chiediamo alla Regione Toscana di non procedere con l’autorizzazione, che sarebbe fortemente invasiva e creerebbe guasti seri al territorio maremmano interessato”.
“Riguardo al progetto di ricerca presentato dalla ditta Adroit – continuano Gentili e Ferruzza – le nostre perplessità riguardano più punti. In primis l’enorme consumo d’acqua che richiederanno le perforazioni: saranno consumati tra i 20.000 e i 30.000 metri cubi di acqua. Infatti la possibilità di recuperarla, come invece viene riportato nella documentazione presentata della società canadese, e riutilizzarla per il proseguimento del sondaggio, non sembra possibile, vista l’elevata permeabilità della roccia interessata. Per creare le piste di cantiere si stima che verranno interessati 30.000 metri quadrati, di cui 6.200 disboscando completamente la vegetazione. Anche la presenza per diversi anni di un cantiere aperto è sicuramente incompatibile con gli obiettivi di riqualificazione delle macchie degradate, salvaguardare gli aspetti paesaggistici e sviluppare e incentivare gli insediamenti rurali anche con finalità turistiche prefissate nel Piano strutturale del Comune di Manciano. Infine i tempi di realizzazione: per fare un singolo foro serve circa una settimana, il che significa che per realizzare le 388 perforazioni, imprevisti esclusi, ci vorrebbero dai 5 agli 8 anni di lavoro. Decisamente troppi”.