di Daniele Reali
GROSSETO – Sulla novità del giorno che riguarda il riordino delle province e la previsione di affidare ad un commissario le ammnistrazioni provinciali già dal giugno del 2013 non si fanno attendere le prime reazioni del mondo della politica.
In particolare è il presidente Leonardo Marras tra i primi a esprimere la sua opinione sul suo profilo di Facebook. «Non voglio commentare anticipazioni o illazioni più o meno veritiere» scrive Marras, ma le notizie apparse sulle pagine del Corriere della Sera sono destinate a scatenare comunque un dibattito sopratutto sull’opportunità di sciogliere per decreto le province e nominare un commissario.
«Aspetto di leggere gli atti quando saranno pubblicati e cosa accadrà con la pronuncia della corte costituzionale del prossimo 6 novembre» data cruciale per il futuro della riforma. La Consulta potrebbe infatti anche bocciare il riordino delle province e quindi anche il governo si troverebbe come in un ipotetico “gioco dell’oca” al punto di partenza con un iter legislativo tutto da riformulare.
Nessun commento di Marras sullo specifico, ma un accenno sul senso di questa riforma il presidente maremmano lo fa. «Segnalo che per trovare un atto simile nella nostra storia, ossia lo scioglimento di organi eletti dal popolo, si deve risalire al 2 gennaio del ’25 e che domani con la stessa disinvoltura potrebbe essere sciolto per decreto-legge un consiglio comunale, un consiglio regionale o una camera. La democrazia ha regole che non si possono superare altrimenti non c’è più democrazia».
E la democrazia in questo caso c’entra perché come prevede la riforma per le nuove province accorpate non sarebbero previste elezioni, ma scelte di secondo livello: ad eleggere i consiglieri provinciali non saranno i cittadini ma i consigli comunali. Un aspetto che sarà centrale nell’analisi legislativa condotta dalla Corte Costituzionale.