di Daniele Reali
GROSSETO – Quella del riordino delle province è una “battaglia” epocale per l’Italia perché cambierà l’assetto territoriale di un intero paese e non solo dei confini e dei “campanili” a cui siamo ormai abituati e affezionati. Con al riforma agganciata alla spending review infatti cambierà anche l’organizzazione dei servizi e delle sedi periferiche del governo centrale in tutte le sue articolazioni partendo dalle prefetture: se cambia il capoluogo cambia anche la sede della prefettura, della questura, dell’Inps e di tanti altri uffici territoriali che hanno una ricaduta immediata e pesante sulle sorti e sulle prospettive delle vecchie e bistrattate province italiane.
In questi giorni se però da una parte si accelera sull’applicazione dei criteri di taglio delle spese e sul completamento del riordino dall’altra si cerca un compromesso che possa soddisfare le richieste legittime dei territori. Per questo non è così scontato che tutti i nuovi uffici provinciali siano accentrati nella città scelta come capoluogo. In altri termini potrebbe verificarsi che in un’ipotetica nuova provincia il capoluogo sia assegnato a Grosseto (come prevederebbe la normativa in caso di unione con Siena, ndr) ma che la prefettura e la questura avessero come sede la città del Palio. Ancora più complicato sarebbe il caso, che tra l’altro sembra essere il più probabile in questo momento, se l’unione fosse Grosseto, Siena e Arezzo: in questo caso il capoluogo spetterebbe ad Arezzo e magari Grosseto rischierebbe di non avere sul suo territorio nessun ufficio periferico.