GROSSETO – «“Grosseto e… una delle tante attività agricole: il biogas”. Già il titolo del protocollo firmato dal sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna potrebbe trarre in inganno. Nella realtà le modalità di gestione di alcuni impianti a biogas grossetani, documentate nel tempo, non corrispondono a quelle di un’integrazione alla preminente attività agricola» a dirlo il Comitato Grosseto aria pulita che ha scritto all’amministrazione comunale grossetana.
«Nonostante il documento definisca il biogas “una filiera tipicamente corta”, la legge consente agli imprenditori di importare la maggior parte del prodotto utilizzato da fuori regione, tipicamente scarti dell’industria agroalimentare. Se non fossimo preoccupati per l’inquinamento generato da queste attività e per il disagio con cui molti grossetani convivono da anni, farebbe sorridere il fatto che le attività a cui si impegnano gli imprenditori che hanno sottoscritto questo protocollo sono disposizioni già presenti nelle norme vigenti. In sostanza, il documento è un impegno, là dove possibile, a rispettare la legge».
«I cattivi odori che da anni si sentono a Grosseto derivano in alcuni casi da una cattiva gestione del digestato. Anche nei giorni scorsi i cattivi odori sono stati segnalati a Casalecci, Casalone, Saracina, Zona Stadio, Principina Terra e Barbanella» prosegue il Comitato.
«Nonostante nel documento si parli di “monitoraggio e controllo”, in nessuna sua parte viene indicato come il Comune, che per legge è responsabile della gestione agronomica dei terreni, incluso il digestato, effettui tali attività di controllo. Forse la ragione per questa scelta sta proprio nell’obiettivo numero 2 indicato nel protocollo firmato dal sindaco: “evitare ai soggetti gestori degli impianti costi di adeguamento”. Si continua dunque a tutelare l’interesse economico di pochi privati a discapito della qualità della vita della collettività».