GROSSETO – Fresca era l’aria di giugno, e la notte sentiva l’estate arrivar, l’inizio di Ultimo amore sembra proprio essere scritto in questo periodo, quando l’estate è alle porte, e sta giungendo timidamente. E si sa, l’estate porta con sé anche balli e serate di divertimento, ma soprattutto amori, che, anche se durano l’attimo di una notte, si fissano lì nella mente e nel cuore, impossibili da dimenticare.
Ed è all’interno di questo quadro che Vinicio Capossela costruisce la sua Ultimo amore (1991), una struggente ballata che racconta l’incontro tra un uomo e una donna segnati da profonde delusioni sentimentali, lui lasciato e lei vedova: lei aveva occhi tristi e beveva / volteggiava e rideva ma pareva soffrir / lui parlava stringeva ballava / guardava quegli occhi e provava a capir / e disse son zoppo per amore / la donna mia m’ha spezzato il cuore / lei disse il cuore del mio amore non batterà mai più.
L’incontro sembra ridare speranza ad entrambi, ma in realtà a lei solo per un momento: una nuova stagione a lui parve venir / lui parlava inventava giocava
lei a volte ascoltava e si pareva divertir / ma giunta che era la sera / girata nel letto piangeva / pregava potere dal suo amore riuscire a ritornar.
La storia si chiude con il suicidio della donna che si butta sotto un treno (la poteron riconoscere soltanto dagli anelli bagnati dal suo pianto) e con lui che annega il proprio dispiacere nell’alcol, il liquore pareva mai finire.
Testo di “Ultimo amore”
Fresca era l’aria di giugno
e la notte sentiva l’estate arrivar
Tequila, Mariachi e Sangria
la fiesta invitava a bere e a ballar
lui curvo e curioso taceva
una storia d’amore cercava
guardava le donne degli altri
parlare e danzare
e quando la notte è ormai morta
gli uccelli sono soliti il giorno annunciar
le coppie abbracciate son prime
a lasciare la fiesta per andarsi ad amar
la pista ormai vuota restava
lui stanco e sudato aspettava
lei per scherzo girò la sua gonna
e si mise a danzar
lei aveva occhi tristi e beveva
volteggiava e rideva ma pareva soffrir
lui parlava stringeva ballava
guardava quegli occhi e provava a capir
e disse son zoppo per amore
la donna mia m’ha spezzato il cuore
lei disse il cuore del mio amore
non batterà mai più
e dopo al profumo dei fossi
a lui parve in quegli occhi potere veder
lo stesso dolore che spezza le vene
che lascia sfiniti la sera
la luna altre stelle pregava
che l’alba imperiosa cacciava
lei raccolse la gonna spaziosa
e ormai persa ogni cosa
presto lo seguì
piangendo urlando e godendo
quella notte lei con lui si unì
spingendo, temendo e abbracciando quella notte
lui con lei capì
che non era avvizzito il suo cuore
e già dolce suonava il suo nome
sciolse il suo voto d’amore
e a lei si donò
poi d’estate bevendo e scherzando
una nuova stagione a lui parve venir
lui parlava inventava giocava
lei a volte ascoltava e si pareva divertir
ma giunta che era la sera
girata nel letto piangeva
pregava potere dal suo amore
riuscire a ritornar
e un giorno al profumo dei fossi
lui invano aspettò di vederla arrivar
scendeva ormai il buio e trovava
soltanto la rabbia e il silenzio di sera
la luna altre stelle pregava
che l’alba imperiosa cacciava
restava l’angoscia soltanto
e il feroce rimpianto
per non vederla ritornar
il treno è un lampo infuocato
se si guarda impazziti il convoglio venir
un momento, un pensiero affannato
e la vita è rapita senza altro soffrir
la poteron riconoscere soltanto
dagli anelli bagnati dal suo pianto
il pianto di quell’ultimo suo amore
dovuto abbandonar
lui non disse una sola parola
no, non dalla sua gola un sospiro fuggì
i gendarmi son bruschi nei modi
se da questi episodi non han da ricavar
così resto solo a ricordare
il liquore pareva mai finire
e dentro quel vetro rivide
una notte d’amor
quando dopo al profumo dei fossi
a lui parve in quegli occhi potere veder
lo stesso dolore che spezza le vene
che lascia sfiniti la sera
la luna altre stelle pregava
che l’alba imperiosa cacciava
a lui restò solo il rancore
per quel breve suo amore
che mai dimenticò