GROSSETO – Domani, martedì w ottobre, il Cal della Toscana dovrà presentare una proposta di riordino delle Province alla Regione Toscana che, a sua volta, entro il 25 ottobre, trasmetterà la propria ipotesi di riordino al Governo.
La Funzione Pubblica CGIL della Toscana, e le sue articolazioni provinciali, chiedono a tutte le istituzioni locali e alle forze politiche di arrivare a una decisione condivisa, che tenga conto della qualità dei servizi ai cittadini e delle garanzie per chi oggi opera nelle Province.
«Il prossimo 19 ottobre – spiega Monica Pagni, segretaria della Fp Cgil di Grosseto – anche noi, insieme alle altre rappresentative sindacali delle Province toscane, parteciperemo al presidio di fronte al Consiglio regionale per sollecitare una soluzione positiva di questa infinita vertenza».
«Noi siamo stati critici sin dall’inizio sul modo in cui il Governo ha affrontato questa partita. Invece di provare a costruire una risposta che partisse dall’omogeneità dei servizi, dal diritto dei cittadini di usufruirne in maniera diffusa e dal diritto dei lavoratori delle Province di veder garantito il loro posto di lavoro e la loro professionalità, si è preferito parlare d’altro. Dando spazio a localismi che, se non ricondotti a una proposta comune della Toscana, rischiano di fare applicare i cervellotici criteri del Governo senza tenere assolutamente conto delle reali esigenze dei territori».
«Per questo – conclude Pagni – chiediamo un salto di qualità a nome dei cittadini e dei circa 4.600 lavoratori di ruolo e dei più i numerosi lavoratori precari che oggi fanno funzionare servizi indispensabili. I lavoratori delle Province, infatti, sono una risorsa importante e qualificata che non può essere dispersa e tanto meno non tenuta nel debito conto nel disegnare i servizi e l’organizzazione del lavoro dei nuovi enti».
«Si è preferito solleticare l’antipolitica – recita poi il documento della Funzione pubblica della Cgil Toscana – rinunciando a costruire una nuova architettura istituzionale più efficiente. Una riforma che sembra ignorare del tutto servizi e compiti di questa istituzione e che, sulla base di parametri del tutto arbitrari rispetto alle omogeneità economiche e alla mobilità delle persone, ridisegna una nuova provincia non più legittimata dal voto di tutti i cittadini ma ente di secondo grado. A questo vizio d’origine, poi, nel corso di questi mesi, anche nella nostra regione, è seguito un dibattito che eufemisticamente può essere definito senza senso».