FOLLONICA – Nell’ambito dei servizi coordinati dal Comando Provinciale di Grosseto finalizzati ad individuare i casi più consistenti di evasione e inosservanza delle regole poste a base della leale concorrenza, la Tenenza di Follonica ha portato a termine un’articolata attività ispettiva nei confronti di una sedicente “associazione sportiva dilettantistica” (a.s.d.), che in realtà si è dimostrata essere una vera e propria attività commerciale.
In dettaglio, i finanzieri hanno effettuato una complessa indagine di polizia economico-finanziaria, anche con sviluppo di accertamenti bancari e invio di centinaia di questionari alle persone che risultavano, “sulla carta”, associate all’ente verificato con il mero consueto rilasciato della tessera affiliativa.
La maggior parte dei “presunti” soci ha quindi ammesso di non aver mai rivestito questo ruolo e di non aver partecipato all’attività associativa come prevedono le norme; in realtà avevano solo fruito di taluni servizi e possibilità di svago/divertimento in relazione ai quali avevano pagato il dovuto, senza nessun altro tipo di contatto con la sedicente associazione.
L’analisi dei flussi finanziari nei confronti dell’associazione sportiva, nonché di talune persone che ne ricoprivano cariche a vario titolo o comunque collegate, ha fatto emergere come nel corso di 4 anni – tutti antecedenti al periodo covid (ossia tra il 2015 ed il 2019) – siano stati incassati complessivamente oltre 500mila euro senza averne dichiarato nulla al fisco e senza che, in sede di contraddittorio con le Fiamme Gialle, siano state fornite adeguate giustificazioni.
Dal complesso degli accertamenti svolti è quindi emerso come l’associazione sportiva non abbia rispettato i requisiti previsti, perdendo la qualificazione di ente associativo (ed i relativi benefici fiscali) ed inquadrandosi invece quale vera e proprio società, con tutti gli obblighi contabili conseguenti.
“In sostanza è stato fatto un uso distorto dello strumento associazionistico al solo fine di eludere il fisco e fare concorrenza sleale alle analoghe attività imprenditoriali che rispettano le norme – spiega la Guardia di finanza -. Pertanto l’associazione è stata riqualificata in soggetto esercente “di fatto” un’attività d’impresa, con conseguente rideterminazione della base imponibile ai fini Ires, Irap ed Iva”.
“In questo particolare periodo connotato da problematiche socio-economiche legate al Covid-19 – proseguono le Fiamme gialle -, la Guardia di Finanza, con servizi quali quello in argomento, ha come principale obiettivo la tutela dell’economia legale, individuando e contrastando i fenomeni di illegalità economico-finanziaria maggiormente lesivi ed insidiosi, nonché proponendosi quale punto di riferimento a livello locale in ordine alle iniziative volte alla tutela del sistema economico”.
“L’attività operativa, come nel caso di specie, è orientata in modo mirato e selettivo su soggetti caratterizzati da elevati/concreti profili di rischi e sugli illeciti tributari che più danneggiano gli interessi erariali e le regole della concorrenza e del mercato; in particolare, nel contesto del generale comparto delle “associazioni” si riscontra che alcuni pseudo circoli/enti no profit abusano della qualifica giuridica per dissimulare l’esercizio di attività d’impresa, al solo scopo di eludere l’ordinario regime di tassazione previsto, danneggiando in primis proprio i veri enti associativi che lavorano con finalità meritevoli di rispetto e tutela, nonché l’imprenditoria sana”, conclude la Guardia di finanza.