GROSSETO – “Lo scorso 11 febbraio siamo stati in piazza a sostenere le ragioni del fronte del “No ai gessi rossi Venator” nel lago dell’incrociata, sostenendo la necessità di opporsi al grandissimo ricatto che in questa vicenda si fa alla salute pubblica dell’intera popolazione per mezzo di scelte dettate da una multinazionale, con la reiterata formula del ricatto occupazione. In sostanza: o si fa come vogliono i padroni della multinazionale, o si chiudono i battenti e mandiamo a casa centinaia di lavoratori e lavoratrici”, scrive, in una nota, Potere al popolo.
“Negli ultimi giorni, in prossimità della nuova conferenza dei servizi prevista per il 4 marzo, anche la terna Cgil-Cisl-Uil, seguendo le orme dell’Ugl – da sempre allineata ai desideri degli industriali – ha preso posizione in un comunicato congiunto, screditando le motivazioni dei comitati ambientalisti e attaccando indirettamente anche la Soprintendenza archeologica che ha espresso parere negativo nell’ultima Conferenza, così come l’Arpat che ha richiesto un anno di ulteriori analisi e ha negato la possibilità di depositare i gessi rossi su una porzione del lago.
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I sindacati in questione si mettono in fila ai vertici locali di Confindustria, che dall’alto della loro solita arroganza padronale fanno pressione sulla politica, appellandosi direttamente al presidente della Regione Eugenio Giani e all’assessore allo sviluppo economico Leonardo Marras, affinché si proceda con l’approvazione del progetto di stoccaggio dei gessi rossi nel lago dell’Incrociata, pena la chiusura dello stabilimento della Venator al casone.
In dimensioni e proporzioni diverse nella Provincia di Grosseto si sta giocando una partita che nel nostro paese abbiamo visto e rivisto, di cui l’esempio più macroscopico è senza dubbio l’Ilva di Taranto.
È evidente come anche in questa vicenda una multinazionale debba porre sotto il proprio strapotere un intero territorio, ai cui interessi si allineano oltre che i loro rappresentanti della Confindustria anche quelli che dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, ovvero salute e occupazione.
È necessario ed urgente un radicale cambiamento di prospettiva e paradigma che chiama in causa la popolazione di un intero territorio, o in prima linea i lavoratori e le lavoratrici dell’industria chimica.
Al ricatto tra salute pubblica e occupazione che la classe padronale pone al nostro territorio rispondiamo con il controllo popolare e la pianificazione pubblica. Se la Venator vuole andarsene che lo faccia pure; gli operai e i tecnici del comparto industriale hanno tutte le capacità e le conoscenze per portare avanti la produzione e modificarla per una migliore compatibilità ambientale.
Nel caso in cui la multinazionale sarà interessata a delocalizzare, che intervenga lo Stato per nazionalizzare gli impianti e garantire la tutela dell’occupazione e la partecipazione collettiva per una pianificazione pubblica della produzione nella direzione di una reale transizione ecologica.
All’arroganza padronale deve rispondere il potere popolare”.