GROSSETO – “Il segretario provinciale del Pd, Giacomo Termine, lamenta l’esclusione della geotermia dagli incentivi pubblici del Recovery Fund, sostenendo l’assenza di motivazioni tecnico-scientifiche ed economiche che possano giustificare tale scelta. Queste affermazioni provengono da chi è anche sindaco di un Comune, Monterotondo Marittimo, che vive le conseguenze nefaste della geotermia”, scrive, in una nota, Roberto Barocci di Sos Geotermia.
leggi anche
“I Comuni della alta Val di Cecina hanno la popolazione più vecchia e il reddito più basso della Toscana – prosegue -, come documentato da Irpet, dopo un secolo di geotermia che ha ridotto quelle realtà ad una monoeconomia dalla quale è esclusa qualsiasi altro tipo di attività, con riflessi pesanti a livello occupazionale e di sostenibilità sociale.
E’ vero che la produzione elettrica fa entrare somme consistenti nelle casse dei Comuni in cui hanno sede gli impianti, ma queste evidentemente non bastano a rendere appetibile il mantenimento in loco della popolazione, nonostante i prezzi stracciati delle abitazioni, cui si aggiungono i vari incentivi messi a disposizione dalle amministrazioni.
Questo spiega ampiamente l’opposizione allo sviluppo geotermico di altre realtà, come l’Amiata, storicamente orientate su forme economiche differenziate, ma comunque basate sulle risorse del territorio (paesaggio ed ambiente, acqua, aria, bosco, storia e cultura), su cui la geotermia interviene in maniera pesante, superando i limiti di sostenibilità sanitaria ed alterandone in maniera sostanziale i valori e le funzioni.
E’ incredibile, poi, che il sindaco ignori che il “portarsi avanti” della Regione Toscana con l’adozione della delibera consiliare per la definizione delle Aree Non Idonee alla geotermia, abbia portato lo Stato ad impugnare la Legge regionale che ne voleva sancire l’immediata esecutività.
Quanto alle motivazioni economiche per escludere la geotermia dagli incentivi, è evidente che senza le sovvenzioni pubbliche a nessuno verrebbe in mente di investire denari in un’attività estremamente costosa ed assolutamente in perdita, sia per i rischi connessi all’incertezza delle perforazioni, sia per lo scarsissimo rendimento degli impianti: basti pensare che una centrale binaria da 5 MW non produce più del 10% dell’energia che serve al suo funzionamento, ma attraverso gli incentivi concessi, pagati attraverso le bollette dei cittadini, consente alle società speculatrici, nell’arco dei 30 anni di vita delle centrali, di triplicare gli introiti rispetto ai costi iniziali.
Noi riteniamo che il calore della terra debba essere sfruttato in maniera diversa, per usi civili e pubblici (teleriscaldamento di scuole, impianti sportivi, edifici amministrativi) e per il sostegno a progetti turistici e termali, agricoli e artigianali che affianchino le scelte di sviluppo dei vari territori. A tale scopo devono essere concessi gli incentivi, e non per soddisfare gli appetiti delle società speculatrici e dei loro referenti politici, interessati soltanto alla facile gestione delle briciole che esse sono disposte a far cadere dai loro lauti banchetti”, conclude Barocci.