ANDREA CAMILLERI
“LA CREATURA DEL DESIDERIO”
SKIRA EDITORE, GINEVRA-MILANO, 2013, pp.139
Si tratta di un pregevole Camilleri “minore”, scritto in italiano, che racconta una storia basata su documenti originali (oggi si definirebbe una “docu-fiction) dei due protagonisti della vicenda: il pittore e scrittore viennese Oskar Kokoschka e la giovane vedova del grande musicista Mahaler, Alma. Essi ebbero per due anni una storia passionale e tormentata, alla vigilia della grande guerra nella Vienna imperiale che danza sull’orlo dell’abisso. La storia fu interrotta dalla partenza di Oskar per la guerra e, al suo ritorno in patria ferito, non potette proseguire. Il pittore si fece allora confezionare una bambola a grandezza naturale ad immagine di Alma, con cui divise il letto e anche la vita per alcuni anni fino alla conclusione tragica della storia. Il tema di questa storia “patologica” sta nelle corde di Camilleri, il tema del “doppio”, che ritorna in vari Montalbano (ad es. “La vampa di agosto”, 2006) e soprattutto ne “La rivoluzione della luna” (2013), recensito su “Allegoria”.
La storia del feticcio di Kokoschka rimanda discretamente a quella del mago e della sua bambola vivente ne “Il perturbante” di Freud (1919) con il suo inquietante rimando al tema dell’incesto, ma soprattutto alla vita amorosa dell’essere insieme “la stessa cosa” e “due cose diverse”. Oskar vuole essere una cosa sola con Alma e quindi non può tollerare una separazione da lei, come per sua madre è difficile separarsi da lui. La storia non può che concludersi con l’omicidio per fortuna simbolico di Alma. Se lei si distacca (e capita anche al feticcio, quando viene distrutto), se lei tradisce Oskar, merita solo la morte. Alma intuisce dove vuol andare a parare Kokoschka e fugge lontano dal pericolo e intende che con la bambola Oskar ha lei in pieno possesso.
Ovviamente questo è possibile solo con un oggetto inanimato, mosso da una vita tutta interna alla mente dell’innamorato, è una sorta di necrofilia. La bambola per quanto bella, nella foto – riportata nel libro – compare nella sua drammatica caricatura della vita, pur essendo dotata do una vagina vellutata per indicazione esplicita del pittore all’artigiano che costruì la bambola. Un amore vero deve scontare obbligatoriamente la diversità, solo la differenza permette anche l’unione, l’essere una cosa sola è solo un abbraccio mortale, una fantasia masturbatoria che ha poco a che fare con la vita. Camilleri riesce a trattare tutto questo con una levità analoga a quella con cui tratta Donna Eleonora ne “La rivoluzione della luna”, anche qui dove ci sono scene di sesso anche troppo esplicito.