di Barbara Farnetani
GROSSETO – Sono molte le similitudini tra i due documenti presentati questa mattina da maggioranza e opposizione durante il Consiglio provinciale aperto sul tema del riassetto delle province. Tra questi la richiesta che questo passo sia l’incipit di una grande riforma dello Stato italiano che porti al taglio di tutti quegli enti (calcolati in 3.127) di ministeri e regioni che svolgono funzioni pubbliche. Le dimensioni di queste Aree vaste, più estese di alcune regioni, le competenze: il limitare l’ambito di azione alla pianificazione territoriale, trasporto pubblico, viabilità, scuola significa “dare vita ad un Ente monco”. Insomma un documento che non è ancora unico ma che presenta sostanzialmente i medesimi elementi e per cui non sarà difficile trovare una sintesi così da votare un documento unitario.
“Per quanto riguarda i potenziali accorpamenti che vedono la nostra provincia in grado di poter scegliere tra più soluzioni – si legge nel documento della maggioranza – è utile inquadrare un orizzonte verso cui guidare i nostri rappresentanti all’interno del Consiglio delle autonomie locali: la provincia di Grosseto – con i suoi 4.500 chilometri quadrati – è per estensione una delle prime d’Italia. La fortissima connotazione rurale delle aree collinari e interne, compreso quelle montane omogenee per storia e natura alle contermini terre senesi evidenzia ancora oggi elementi di contiguità con la provincia di Siena. Ma la contemporanea presenza di un terzo della costa toscana, insediata dalla gran parte della popolazione residente e delle attività economiche – prosegue il documento -, costituiscono un’eccezione nel panorama delle province toscane. A questo si aggiunge il fatto che nei territori di Piombino e della Val di Cornia si sta avviando una discussione sull’opportunità strategica di aggregarsi all’area grossetana”
Macroscopica, secondo Leonardo Marras, la differenza tra Area vasta e provincia: la prima è un’aggregazione di più comunità, la seconda una comunità e un territorio. È per questo che secondo il presidente della provincia che «non si può parlare solo di capoluoghi e confini ma di territorio e comunità. Dobbiamo sapere quali saranno le competenze di questi nuovi enti. È necessario l’elemento della partecipazione, è necessario coinvolgere le comunità» continua Marras che ribadisce la necessità che questo ente resti elettivo. «La storia è un sedimento di comunità, di relazioni – conclude il presidente della provincia -: questa storia comune noi con Siena la abbiamo»
Sostanziale convergenza tra maggioranza e opposizione si ritrova anche nella composizione di questa nuova macro provincia: «credo che per un senso di organicità sia opportuna la formazione di un ente che si estenda da Piombino a Siena – sottolinea il capogruppo di opposizione Alessandro De Carolis Ginanneschi –, sia per le caratteristiche del territorio che per la condivisione degli interessi economici. Non vedo, ad esempio, cosa ci sia da spartire con la Provincia di Arezzo, tradizionalmente distante dalla nostra». «Al rapporto storico con Siena – gli fa eco Massimo Alessandri, capogruppo della maggioranza – si unirebbero le esigenze della costa, territorio in cui vive gran parte della popolazione. Al di là di questo aspetto, sull’argomento c’è il comune sentore di un territorio che vuole rispondere con la propria opinione».
Anche per questo il presidente della provincia, Marras, ha parlato di progetti da guidare dal basso «magari con un referendum».