GROSSETO – «Quello della riforma delle Province è un tema serio, che attiene al miglioramento del rapporto tra Pubblica amministrazione, cittadini e imprese». Barbara Pinzuti (nella foto), segretaria provinciale del Partito Democratico, interviene nel dibattito sul futuro delle province e lancia l’idea di un confronto aperto con le federazioni delle altre province.
«Invece di partire dai temi centrali di ruolo e funzioni amministrative dei nuovi Enti – scrive la Pinzuti -, si è puntato sul ‘toto-capoluoghi’ e sulla disputa rispetto ai confini, riducendo tutto a una competizione ‘geografica’ che prescinde dai contenuti».
«Il Pd maremmano vuole riportare la discussione sul merito del decentramento e della semplificazione amministrativa per arrivare ad una proposta condivisa, e in questo senso sostiene la scelta concordata fra segreteria regionale e segretari di federazione del Pd di accantonare la diatriba sui capoluoghi, peraltro già risolta dal legislatore che individua i capoluoghi nei Comuni più popolosi».
«Rifiutando vecchi e nuovi campanilismi, vogliamo analizzare le vere questioni in un confronto diretto di ascolto con i territori. Per questo stiamo preparando un documento che tiene conto della discussione avviata con le federazioni dei territori confinanti con la nostra provincia. Documento che – considerata la possibilità che Arezzo rimanga una provincia autonoma – assume l’Area vasta solo come ipotesi di lavoro, e affronta soprattutto la questione di funzioni e competenze, ma anche quella del criterio di elezione degli organi di governo».
«È evidente, infatti, che l’ipotesi governativa di funzioni estremamente limitate e un organismo di secondo livello, configurerebbe un Ente talmente inconsistente da essere praticamente inutile. Se invece, come noi auspichiamo, alla nuova Provincia saranno riconosciute funzioni più pesanti, da quelle delegate dalla Regione allo sviluppo economico, e in ragione di ciò sarà mantenuta l’elezione diretta degli organi di governo, nel caso di Aree vaste in Toscana si configurerebbero tre mini-regioni, che credo non piacerebbero neppure al governatore Rossi».
«Per questo ritengo che un Ente di governo con tali caratteristiche dovrà necessariamente avere giurisdizione su un territorio più piccolo e omogeneo in termini socio-economici, così da non mortificare il diretto rapporto politico e amministrativo con cittadini e imprese. Che sono, ricordiamocelo sempre, i fruitori finali dei servizi della pubblica amministratore».